
2016: analisi semi-seria di un anno bisestile
Analisi semi-seria di un anno bisestile e degli accadimenti nel mondo della Fotografia e della Post-produzione.
A fine anno, o all’inizio di quello dopo, va un sacco di moda fare bilanci.
Ecco, a me i bilanci non piacciono moltissimo e tendo ad evitarli.
Un po’ perché c’è sempre quello che tende a vedere tutto scuro, un po’ perché mi fanno ricordare anche gli errori che non mi va di ammettere, un po’ perché preferisco pensare a ciò che ho imparato.
Quindi iniziamo il 2017 con un elenco (semiserio) di quello che è successo nel 2016 di FotografiaProfessionale e di quello che ha imparato Simone Poletti (cioè io).
Sul mio profilo Facebook lo faccio spesso, elenco le “cose che ho imparato di…” o il “riassunto del mese di…”
Carta e penna pronte, ecco quindi il magnifico:
Cose che ho imparato del 2016 e riassunto degli eventi principali

1.
Il 2016 è iniziato con un fantastico weekend di Formazione a Cuneo (nell’immagine tratta dalla nostra pagina Facebook una testimonianza del viaggio). A Cuneo in gennaio fa un freddo terrificante ma c’era una sala pienissima per il seminario di sabato e abbiamo dovuto aggiungere due tavoli anche per il workshop di domenica. La cosa più fica di tutto questo è che alcuni dei ragazzi e delle ragazze presenti a quel seminario e a quel workshop sono poi diventati allievi dell’Accademia di Post!
A Cuneo ho imparato che nelle sale comunali piemontesi “quelli lì” (i Macintosh) non funzionano e che il Monviso sembra proprio la montagna della Paramount (e dell’acqua, ma non si dice quale). Ho imparato anche i piemontesi hanno un sacco di voglia di fotografia e post e che quando si mettono in moto non li ferma più nessuno.
2.
Durante una pausa del seminario di Cuneo si sono avvicinate due ragazze giovanissime: mi sorridono, si presentano e mi dicono “Ciao, noi vorremmo venire a fare uno stage in FotografiaProfessionale“. E io penso “Sì sì… Ma vuoi che si spostino fino a Reggio Emilia per uno stage?“.
Una di quelle due ragazze era Elisa, che ha effettivamente fatto qualche mese di stage con noi, poi si è iscritta all’Accademia e ora sta concludendo il suo percorso. Ma soprattutto si è laureata da poco, rendendoci tutti molto orgogliosi 🙂
Il 2016 ed Elisa mi hanno insegnato che “i giovani d’oggi” (che spesso sottovaluto) sanno essere parecchio svegli, concreti a cazzuti!
3.
Nel 2016 ho scoperto anche che Steve McCurry non fa vera fotografia, ma è uno di quelli che “trucca la immagini con Photoshop“. 🙂

È ormai celebre la polemica esplosa dopo la pubblicazione di un post, da parte di un amico fotografo piemontese (sempre questi piemontesi) che fra l’altro era al seminario di cui parlavo prima. Paolo (questo il nome del fotografo), va a vedere la mostra di McCurry a Venaria Reale, si accorge di alcuni ritocchi maldestri in uno scatto “cubano” e posta un articolo sul suo blog e su Facebook.
Immediatamente condiviso da centinaia di persone in tutto il mondo, l’articolo porta Mc Curry a scusarsi per l’accaduto e a licenziare il ritoccatore.
Ho difeso McCurry in questo articolo “Io sto con McCurry e ti spiego perché” ma devo dire che sono rimasto molto deluso dal licenziamento del ritoccatore. Quante volte quel ritoccatore avrà “salvato il culo” al buon Steve aiutandolo ad ottenere il successo che ha? E al primo errore (erroraccio certo, ma umano è) lo licenzi? Avrebbe fatto più bella figura se lo avesse difeso fino alla fine 😉
Anche perché sono convinto che la responsabilità del risultato finale sia comunque di chi ci mette faccia e nome, cioè del buon Steve. Quella immagine ha quegli errori perché il ritoccatore ha sbagliato, ma soprattutto perché chi doveva controllare e chi aveva la responsabilità dello scatto (Steve McCurry), non ha vigilato come doveva.
Il 2016 e McCurry mi hanno insegnato che puoi essere famoso e bravissimo, hai comunque il diritto di sbagliare.
Ma poi assumiti le tue responsabilità e accettane le conseguenze, altrimenti…
4.
Il 2016 è stato per me anche il primo anno da relatore allo Stand Out Photography Forum, un evento fighissimo e una giornata fantastica.

Stand Out 2016 è stata un’occasione incredibile per conoscere dal vivo tantissimi fotografi con i quali ero in contatto da tempo.
Ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare: sistemi digitali Phase One da 100 MP, gusci sottomarini Nimar per sistemi digitali da 100 MP, fotografi americani che vivono in Sardegna e parlano un italo-spanglish meraviglioso, reportagisti incredibili. E soprattutto un pubblico bellissimo e appassionato di pro (e non pro) con carriere e aziende in ottima salute e una gran voglia di crescere ed imparare. Che figata!
Ho scritto un report piuttosto corposo di quella bellissima giornata che trovi in questo articolo: “Stand Out From the Crowd!”
In un anno durante il quale ho scoperto che (scusa se mi auto-cito):
“Ogni mattina un fotografo si sveglia e si prepara a scattare le sue fotografie. E sa che dovrà essere più bravo e più veloce.
Ogni mattina un fotoritoccatore si sveglia e inizia a correggere le immagini di un fotografo. E sa che dovrà essere più bravo e più veloce.
Non importa che tu sia un fotografo o un ritoccatore, non importa che tu pubblichi una foto, un articolo, un ritocco, un post di auguri, un corso di Photoshop o un selfie del tuo gatto:
ci sarà sempre un rompicoglioni pronto a commentare “Questa non è vera fotografia!”
Ecco, in un anno in cui ho scoperto che un sacco di gente preferisce criticare che fare e un sacco di fotografi danno la colpa del proprio insuccesso al successo degli altri, ho anche la conferma (se mai ce ne fosse stato bisogno) che quelli che costruiscono il proprio successo sui fatti sono spesso persone fantastiche, disponibili e sempre alla ricerca di uno spunto per crescere.
Dal 2016 e dallo Stand Out ho imparato che il talento, l’impegno, il lavoro, la competenza e anche un po’ di sana FACCIA DA CULO… pagano. E portano grandi soddisfazioni.
Chi ti racconta che in Italia paga solo il clientelismo e non serve avere talento ma basta leccare culi, spesso (non sempre, spesso) ha gettato la spugna troppo presto o cerca un alibi per i propri fallimenti.
5.
Il 2016 è stato anche l’anno in cui abbiamo diplomato la seconda e la terza dell’Accademia di Post e stiamo per concludere la quarta.

Dalle Balene dell’Accademia di Post ho imparato che si può lavorare 10 ore al giorno, tornare a casa ed occuparsi della famiglia, studiare fino a tarda notte, fare i compiti per quel rompic*****ni di Poletti e il weekend venire ai workshop. La forza scorre potente in questi uomini e donne, ragazzi e ragazze!
Una delle cose più belle di questo 2016 è stato vedere molti di loro costruire qualcosa di concreto.
Grazie baleni! 🙂
6.
Ecco, prendendo proprio le Balene dell’Accademia come esempio, devo dire che il 2016 è stato decisamente l’anno in cui abbiamo stabilito che i famosi “sogni nel cassetto” servono a pochissimo.
Continuo a sentire un sacco di gente che “insegue i propri sogni” o che mi scrive cose del tipo “ho un sogno nel cassetto che temo rimarrà tale” ecc… ecc..
Ma il 2016 mi ha dimostrato (come tutti gli anni precedenti, ma prima facevo finta di non capire) che l’unico modo per realizzare un sogno è… realizzarlo. Cioè trasformalo da sogno in obiettivo, in progetto concreto e portarlo fino in fondo.
In fondo anche FotografiaProfessionale è un sogno realizzato, l’Accademia di Post è un sogno realizzato, la Membership di FotografiaProfessionale è un sogno realizzato e ce ne sono tanti altri negli ultimi anni del nostro team. Solo che preferisco chiamarli obiettivi raggiunti 😉
Per questo insegnamento devo ringraziare tutti gli ostacoli e le difficoltà che questi 12 mesi ci hanno messo di fronte.
Il 2016 e i suoi ostacoli mi hanno insegnato che i sogni sono belli, ma i progetti portati a termine sono molto meglio. Nei cassetti ci tengo le mutande e la biancheria pulita.
Le persone che ho incontrato in questi mesi e in questi anni mi hanno anche dimostrato e insegnato che i tuoi obiettivi te li devi porre da solo e devi raggiungerli grazie al tuo lavoro.
Farsi assumere da FotografiaProfessionale non è un obiettivo. O, per lo meno, può esserlo ma si raggiunge solo attraverso le competenze e il lavoro.
Mi spiego meglio: se il tuo obiettivo è “diventare un grande fotografo” non puoi rinunciare solo perché “ho contattato 100 fotografi per fare loro da assistente e non mi prende nessuno“.
Prima di tutto chiediti perché nessuno ti prende, poi smettila di dare loro la responsabilità del fallimento del TUO obiettivo. Se quella strada non va, trovane un’altra 😉
7.
Il 2016 è stato l’anno in cui Simone Conti si è sposato e trasferito negli Stati Uniti, per la precisione a San Francisco

Ora, FotografiaProfessionale non è un team di 20 persone, chi realmente lavora ogni giorno per FP siamo io, Gloria, Simone e da poche settimane Caterina.
Quindi quando un tuo socio (e il fotografo principale del team) ti dice “Sai, ho deciso di trasferirmi a San Francisco” hai davanti una nuova sfida, imprevista e bella tosta!
Ho visto società scogliersi per molto meno e aziende andare in grossa crisi.
Oggi, dopo 6 mesi dal trasferimento effettivo di Simone, devo dire che siamo felici.
Siamo felici perché è felice lui e ha trovato una dimensione che lo soddisfa e lo gratifica, rimanendo comunque una colonna di FotografiaProfessionale e parte integrante del team.
Siamo felici perché noi come team ce la siamo cavata egregiamente e siamo cresciuti (come ogni anno dalla nascita di FP) anche di fronte a queste difficoltà.
Abbiamo imparato a fare cose che non sapevamo fare, abbiamo colto l’occasione per migliorare alcuni processi e per creare una FotografiaProfessionale più bella ed efficace.
Siamo felici perché il gatto Lucio (il gatto di Simone Conti) si è adattato perfettamente alla sua nuova vita americana.
Siamo felici perché siamo un po’ più internazionali e fare i collegamenti da continente a continente via Skype durante i workshop è divertente 🙂
Il 2016 e il trasferimento di Simone negli USA mi ha insegnato che nulla è scontato e nulla è conquistato per sempre, devi sempre essere disposto a rimetterti in gioco.
Ma una grossa difficoltà può diventare una bellissima sfida e vincerla può renderti il doppio più forte.
8.
Come dicevo anche sopra, il 2016 mi ha insegnato che puoi anche improvvisamente perdere cose a cui tieni immensamente e a cui non credevi di dover rinunciare.
Mi ha insegnato che non esistono pilastri inamovibili e che devi essere pronto a “far senza” anche di ciò che ti aiutava a sorridere ogni mattina.
Non voglio diventare improvvisamente serio, perché questa è una cronaca un po’ “cazzeggiante” ma a volte ci sono lezioni che non vorresti dover prendere e che invece arrivano 😉
Il 2016 mi ha insegnato che a volte devi fermarti a respirare e a riposare. Non succede nulla.
A volte devi anche prenderti una pausa e dedicarti a ciò che conta oltre il lavoro e i progetti.
9.
Nel 2016 abbiamo avuto un’edizione per noi davvero speciale di Fotografia Europea!
Speciale perché abbiamo battuto ogni record di iscritti e di presenze effettive ai nostri seminari di Fotografia e Post. Non per fare i fenomeni, ma i fatti sono fatti: ogni anno facciamo più presenze noi che tutti gli altri seminari e corsi (gratuiti e a pagamento) di tutta la manifestazione messi insieme.
Quindi, circa 500 iscritti in totale con aule piene e sedute creative per riuscire a farci stare davvero tutti 😉

Qualcuno mi ha chiesto: “Ma come fate ad aggregare così tante persone?”
La risposta è nella prima e nella seconda foto: siamo bravi nel nostro lavoro, credibili e concreti. Di solito “diamo” oltre le aspettative. E (seconda foto) non ci prendiamo troppo sul serio 🙂
Quest’anno io e Simone Conti ci siamo lanciati una sfida: “Chi fa più iscritti ai seminari di FotografiaEuropea vince un trofeo!” E il trofeo sarebbe stato svelato e consegnato proprio durante i seminari.
Ho vinto io! Ed eccomi, nella foto dell’amico Riccardo Balliano (Balena diplomata) con il mio fantastico trofeo: un salame di ottima qualità che ho poi affettato a fine seminario e diviso con alcuni dei partecipanti.
Il 2016 e FotografiaEuropea mi hanno insegnato che non devi essere per forza serioso per essere preso sul serio.
Ma non finisce qui, ho imparato anche un’altra cosa, non tanto nel 2016, ma in questi anni.
“Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna” è una delle più grosse stronzate sentite in giro. Di solito chi lo dice è uno che sa fare poco o è frustrato per i risultati.
È vero che i workshop e i corsi si sono moltiplicati negli ultimi anni, ma quelli davvero bravi e che hanno successo in questo lavoro si contano sulle dita di una mano.
Per insegnare devi saper fare e saper insegnare, che non vuol dire saper dire come fare, ma saper FAR CAPIRE COME FARE e COME RIPETERE con successo.
10.
Il 2016 è stato anche un anno in cui abbiamo ottenuto numeri davvero straordinari: l’ottavo anno di crescita costante consecutivo, 154.000 amici su Facebook, conquistati uno ad uno con pazienza e grazie a contenuti di qualità, tantissimi allievi in Accademia di Post e ai workshop.
È stato anche l’anno durante il quale la strategia di comunicazione di alcuni nostri colleghi sembra essersi focalizzata sul “parlar male” degli altri o “mettersi in competizione” proprio con FotografiaProfessionale.
Da quel tipo che da dei “ritardati” a quelli che non comprano il suo corso a quello che “li sta facendo infuriare”… Lasciamo perdere 🙂
A parte i pochi che dimostrano poco stile e poche idee (e che un po’ fanno ridere), ci sono però tantissimi colleghi che lavorano davvero bene e contribuiscono a migliorare la qualità dei fotografi e di ritoccatori italiani.
A loro va il mio ringraziamento, la mia stima e il mio rispetto.
Il fatto che questi colleghi esistano è un vantaggio per tutti, perché contribuiscono ad alzare la media e permettono a tutti noi di fare cose più difficili, più belle e più divertenti!
Quindi credo che l’insegnamento che mi ha dato questo 2016, e che mi hanno dato i miei colleghi valga anche per i fotografi e sia triplice.
Primo:
Parlar male dei tuoi colleghi (se ci tieni chiamali “concorrenti”) non ti farà vendere nemmeno un corso, una fotografia o un servizio in più.
Secondo:
Se vuoi rispetto dai rispetto, se vuoi essere credibile e avere successo dai qualità, professionalità, BENEFICI REALI E CONCRETI ai tuoi clienti.
E infine:
I lupi non perdono il sonno per il belare delle pecore.
Lascia che i pecoroni parlano e tu occupati dei risultati 😉
Infine:
Il 2016 mi ha insegnato che ci sono persone fantastiche in giro.
Un gruppo lo vedete qui sotto e sono quei fighi dell’Accademia III 😉

Mentre continuo a vedere un sacco di astio e nervosismo nel mondo della Fotografia e della Post e anche in generale.
Gente che si “scanna” sui social, neanche fosse vita vera.
Fotografi che si parlano dietro, piccole lotte di quartiere fra frustrati.
Chi incolpa l’altro, chi accusa quello, chi sfotte, chi dà di matto.
E i “photographers” e “le modelle” e gli artisti… che palle!
Il 2016 mi ha insegnato che è fantastico frequentare persone vere, lavorare con persone vere, che ho scelto, che apprezzo e a cui voglio bene.
Nel 2016 ho incontrato tantissimi di voi e ho scoperto che il mondo della Fotografia e della Post è pieno di persone davvero interessanti, simpatiche, appassionate e di talento.
Ecco, visto che in questi giorni tutti facciamo buoni propositi per il 2017, proviamo con uno:
Nel 2017 proviamo a passare meno tempo a fare la guerra dei photographers su Facebook e meno tempo a parlar male degli altri.
E proviamo a investire quel tempo a costruire un network di collaborazioni con persone vere e con colleghi di talento.
Alla fine può darsi che ci ritroviamo anche più ricchi, sicuramente più sorridenti 😉
Buon anno e buon divertimento.
A presto
Simone Poletti