
ROSSO SENZA ROSSO: LA CORREZIONE COLORE DEL CERVELLO
Questa foto NON ha pixel rossi: la color correction del cervello
In questa foto mancano totalmente i pixel rossi: e allora perché continuiamo a vedere le fragole rosse?
È tutta una questione di costanza del colore, una bellissima illusione ottica che è, di fatto, frutto della color correction del nostro cervello.
Ecco come funziona!
Lo scorso weekend è stato il secondo anniversario della foto del famoso vestito, te la ricordi?
È quella dell’abito che, nel 2015, ha diviso il web fra chi diceva che fosse di colore blu e nero, e chi bianco e oro (che incubo!)

Capita proprio a fagiolo un’altra foto che sta facendo egualmente parlare di sé.
È stata realizzata da Akiyoshi Kitaoka, Professore di Psicologia all’Università giapponese Ritsumeikan specializzato nella creazione di illusioni ottiche.
Da quello che puoi vedere nel tweet qui sotto, questa foto non contiene pixel rossi nonostante le fragole appaiano chiaramente di quel colore.
This picture has NO red pixels. Great demo of color constancy (ht Akiyoshi Kitaoka) pic.twitter.com/pZHvbB6QHE
— Matt Lieberman (@social_brains) 27 febbraio 2017
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RED VELVET COLLECTION
La postproduzione una volta non esisteva!
Recentemente sono stato a una piccola mostra fotografica ospitata in una galleria d’arte a San Francisco. La mostra era dedicata ad alcune foto, oggi assolutamente iconiche, scattate nel 1949 dal fotografo Tom Kelley a una giovane attrice assolutamente sconosciuta all’epoca. Il compenso per la modella fu di $50. Le immagini di cui sto parlando furono usate per un calendario, stampato da John Baumgarth & Son, una tipografia di Chicago, in oltre 9 milioni di copie. Le immagini erano foto di nudo, però, e all’epoca erano troppo “forti” per essere presentate al pubblico nella loro forma originaria. Vennero pertanto postprodotte. In un’era senza Photoshop, la modella venne rivestita in fase di stampa!
La storia non finisce qui… Le immagini vennero poi vendute a Hugh Hefner nel 1953 e una di queste fece la sua apparizione sul paginone centrale di PlayBoy. Hai capito chi era la modella? No?
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COLORE AL CUBO?
Catturare il colore con un click: ho scoperto Cube e l’ho provato per te!
Il rapporto con il colore per me è sempre stato meraviglioso quanto complesso: è uno di quegli amori travagliati, fatti di grandi attimi di passione e momenti bui, piccoli tradimenti, menzogne e mezze verità, ma anche attrazioni irresistibili e sguardi languidi.
Lo so, sembro un cretino, ma se lavori nel campo della post, della fotografia o della grafica puoi capirmi benissimo.
Il colore è una bellezza sfuggente, una sirena che nel buio ti mostra la coda e poi scappa via, lasciandoti con un palmo di naso.
Quante volte ho inseguito il colore perfetto, quante ore passate davanti ad un monitor acceso, Photoshop in Color Lab e un pezzo di tessuto o di rivestimento appoggiato sulla scrivania, da rendere perfettamente. Quanto tempo ed energia spesi nella ricerca della corrispondenza perfetta!
Per questo, quando qualche settimana fa ho incontrato Cube, me ne sono immediatamente interessato, come un cane da tartufo che annusa il prelibato tubero.
L’ho ordinato grazie ad un’offerta ricevuta via mail, ho pagato i miei 149,00 dollari USA e me lo sono ritrovato sulla scrivania pochi giorni dopo.
Ma… di cosa si tratta? Cos’è Cube?

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