
C’era una volta la post-produzione
La Fotografia riserva spesso molte sorprese, ancor meglio se lo stupore nasce da una foto di famiglia che svela un segreto…
In questa bellissima fotografia di inizio Novecento ci sono mia nonna materna (Angiolina, la bimbetta a destra con le dita in bocca), con sua sorella maggiore e i tre fratelli: Argia, Armando, Marino e Luigi; la bisnonna Adele (o, com’era chiamata all’emiliana, la nòna Adelèina) è seduta fra loro e il bisnonno Lorenzo sta in piedi, sorridendo benevolo verso l’obiettivo.

Sono da sempre affascinata dalle vecchie foto d’epoca, e da questa ancora di più… beh, è la mia famiglia 🙂
Ma non voglio certo parlare del mio albero genealogico!
Un giorno, osservando la stampa da vicino, mi sono resa conto di una cosa di cui non mi ero assolutamente accorta al primo sguardo: il bisnonno Lorenzo è stato aggiunto in “post”!!!
Avrei dovuto notare subito la differenza delle ombre sul suo viso ed anche la colorazione della sua pelle, decisamente troppo bianca rispetto alla pelle degli altri! Dopo i primi secondi a bocca aperta ed aver chiesto spiegazioni in merito (purtroppo era mancato poco tempo prima che la foto venisse scattata), mi sono fermata ad ammirare la cura dimostrata in questo “inserimento pittorico”, tanto che, appunto, non mi ero accorta subito dell’aggiunta postuma.
Non finisce qui: mano a mano che il mio sguardo indugiava sulle figure, mi accorgevo di altri ritocchi.
Giacche, bottoni, camicie, pantaloni, la gonna di nòna Adelèina: tutto ridipinto, accentuate le ombre con pennellate semplici, addirittura tessuti rifatti da zero con il pennello per nascondere quelli che, forse, erano vestiti usurati dal lavoro in campagna che poco si prestavano al giudizio di chi avrebbe guardato quella foto, uno scatto che avrebbe reso sempre uguali a se stessi i soggetti ritratti.
Cade a fagiolo una citazione tratta da “La Camera Chiara” di Roland Barthes, libro che consulto più spesso di quanto non sarebbe lecito fare 😀
La Fotografia non dice (per forza) ciò che non è più, ma soltanto e sicuramente ciò che è stato. Questa sottigliezza è determinante. Davanti a una foto, la coscienza non prende necessariamente la via nostalgica del ricordo (quante fotografie sono al di fuori del tempo individuale) ma, per ogni foto esistente al mondo, essa prende la via della certezza: l’essenza della Fotografia è di ratificare ciò che essa ritrae.
Che s’intenda con “fotografia” un’immagine completamente scevra da interventi di ritocco, oppure un’immagine in cui convivano elementi reali e “intrusioni manuali”, resta che da sempre la dimensione documentativa della fotografia non può essere messa in discussione.
Quello che trovo incredibile è che all’inizio del Novecento, quando la Fotografia ancora combatteva per ottenere il proprio statuto indipendente dalla pittura, oppure cercava un riconoscimento al suo pari, un intervento così pesante come l’aggiunta di una persona in una foto di famiglia fosse considerato un gesto positivo, anzi, un merito, quando invece oggi capita che persino il ritocco della pelle in un ritratto femminile venga magari tacciato di manomissione, compromettendo così il valore stesso della foto.
Nella seconda metà dell’Ottocento un certo Henry Peach Robinson, uno dei primi esponenti nella pratica del fotomontaggio (come non ricordare, a proposito, “The Two Ways of Life” di Oscar Gustave Rejlander, un’immagine di 76×40 cm circa ottenuta dalla stampa di 32 negativi differenti? E si parla del 1857…) ritoccava i ritratti che faceva colorando o correggendo i difetti direttamente sul positivo.
Insomma, non si può certo dire che il ritocco sia un’invenzione recente 😉


Resta, al di là delle posizioni e del proprio giudizio, che la Fotografia sia un mezzo potentissimo per affermare qualcosa; il modo in cui questo avviene è a volte relativo, ma rimane straordinaria la lezione che ho imparato dalla foto dei miei trisavoli: il valore che diamo alle fotografie supera qualunque riflessione e teoria 🙂
Ti è mai capitato di avere fra le mani un “ritocco d’epoca”?
Cosa credi che penseranno i fotografi del futuro, nel 2114, quando vedranno le tue fotografie fatte con la reflex o le tue immagini post-prodotte? 😉
Gloria