
Sensibilità al femminile: incontri con Marco Onofri
Marco Onofri è un fotografo di Cesena; è romagnolo, scambiare quattro chiacchiere con lui è certamente divertente ma quando si guardano le sue foto si conosce un altro lato di lui, più riflessivo e personale.
È un professionista che ha uno sguardo ampio sul mondo che lo circonda, ha fatto del reportage il suo stile e le persone il filo conduttore dei suoi lavori; si esprime in molti campi, ma quando non si tratta di lavoro il ritratto femminile è la sua “valvola di sfogo”.
Il suo è un dialogo con la persona che sfocia in immagini poetiche e profonde, ma non voglio anticipare troppo… conosciamolo insieme 😉
FP: Ciao Marco, benvenuto su FotografiaProfessionale!
Quando è nata la passione per la fotografia? Hai mai partecipato a corsi, preso lezioni, o sei completamente autodidatta?
MO: Sono un autodidatta; per imparare a fotografare strappavo le pagine dalle riviste e cercavo di capire da che parte arrivasse la luce; di notte mi chiudevo in studio e provavo a simulare la luce che vedevo in quelle fotografie, e ho fatto questo per circa 10 anni.
La curiosità e la voglia di imparare mi hanno accompagnato nei miei primi passi, non avendo nessuno che mi insegnasse quello che dovevo fare, ed anzi lo fanno tuttora!
All’inizio facevo tutto con i flash proprio per riuscire a ricreare la luce che volevo, poi ho capito che mi concentravo troppo sulla tecnica e ho iniziato prima a togliere flash e sono arrivato a scattare con la sola luce ambiente, soprattutto quando si tratta di fotografie per me.
Ho iniziato a fotografare le persone perché ero molto timido (lo sono ancora), non parlavo con le ragazze anni fa!
Per vincere la mia timidezza mi sono avvicinato alla fotografia; l’ho vista come un modo per raccontare un po’ di me e allo stesso tempo avvicinare le persone perché nel momento in cui chiedo ad una persona di fotografarla, dovrò pur parlarle! E mi ha aiutato tantissimo, mi ha cambiato la vita, la fotografia, soprattutto il ritratto.
Le prime foto le scattavo con il teleobiettivo, stavo lontano almeno 15 metri; la prima modella l’ho fotografata con un 200mm, eravamo in una stazione e lei era appoggiata ad un vagone.
Non mi sono avvicinato dai miei 15 metri per tutta la durata del servizio!
FP: Professionalmente, in quali tipi di fotografia sei specializzato?
MO: Mi occupo di fotografia pubblicitaria, moda, reportage aziendale, lifestyle, matrimoni da più di 15 anni; che si tratti di reportage aziendale o lifestyle, quello che non manca mai nelle mie fotografie sono le persone, il filo conduttore di tutto il mio lavoro.
FP: Cosa ti fa scegliere il soggetto dei tuoi progetti fotografici personali? Vedi un volto che ti ispira e decidi di costruire intorno a quel volto una storia, oppure parti da un’idea e cerchi la corrispondenza nel viso di quella persona?
MO: Preferisco arrivare “nudo” e pensare a quello che mi può dare la persona, essere pronto a mettermi in gioco e vedere se anche lei riesce a mettersi in gioco. Non parto da una storia che voglio raccontare, ma lascio che l’incontro si presenti da sé nella fotografia: quello che voglio è avere delle foto vere, in cui ci sia un po’ di Marco e un po’ della persona che ho ritratto.

FP: Come si sviluppa di solito la tua giornata di lavoro? Sei un pianificatore o un istintivo?
MO: Quando parto e vado a fotografare qualcuno cerco di essere povero di idee e non presentarmi con un’idea precostituita… anche perché quando mi metto in testa una cosa poi finisce che non la faccio! Sono a-progettuale insomma 😀
Diverso ovviamente è il caso in cui debba affrontare un lavoro commissionato: prima si affrontano i casting delle modelle, si guardano i portfolio, le si incontra; ci sono le luci in studio da sistemare, c’è uno staff dietro che coordina il tutto ed ognuno fa la sua parte.
Se devo fare un ritratto, invece, sono completamente solo; non mi avvalgo nemmeno di luci artificiali, ma sfrutto la luce ambiente, magari cercando il contrasto a costo di avere delle fotografie “sbagliate”.
FP: Con che macchina scatti? Come si compone la tua attrezzatura fotografica?
MO: Ho due Canon 5d Mk III, la Sony RX1 e l’Alpha 7; gli obiettivi per la reflex li ho quasi tutti: 50mm 1.2, 35mm 1.2, 70-200… per i servizi di moda porto tutto, per i ritratti solo il 50 e il 35.
Per la Sony utilizzo un Waylander 35 1.4 e il Sonar 50mm 1.5 quando ho voglia di usare le ottiche in manuale.
Quando faccio un servizio di lavoro porto con me tutto quello di cui potrei averne bisogno per sicurezza e lo tengo vicino, ma può capitare che faccia l’intero servizio con la stessa lente; invece, per i ritratti utilizzo ormai solo il 50mm o il 35mm, più gli obiettivi vintage se voglio sfruttare il fuoco manuale.
FP: Quali sono le differenze fondamentali tra il fotografare una persona che hai scelto, in un luogo che hai o che avete scelto, e fotografare su commissione, magari per una campagna pubblicitaria?
MO: A parte il tipo di organizzazione che c’è dietro, la differenza fra i servizi di moda e i ritratti che faccio per me si ritrova anche nel modo in cui chiedo alla persona di “presentarsi”; la modella, ad esempio, deve avere un trucco molto curato, particolare, i capelli pure, i vestiti che attirino l’attenzione.
Per i ritratti invece cerco un look naturale; la ragazza si trucca da sé in modo che sia a suo agio, perché quello che mi ha colpito non è di certo da ricercare nel trucco. Lo styling, insomma, dev’essere minimal – infatti a volte faccio nudi anche per questo.
Anche l’suo delle luci è differente: in studio utilizzo soprattutto gli arri, mentre per i ritratti la luce naturale.

FP: Oltre ad essere un bravissimo ritrattista femminile, sei anche un matrimonialista. Con quale spirito affronti questo ambito così diverso da ciò che incontri nell’intimità di un ritratto femminile?
MO: Nei servizi matrimoniali quello che ci deve essere, lo scambio degli anelli per esempio o le cose più classiche, il bel ritratto (rubato, sempre) naturalmente lo faccio anche perché altrimenti il cliente non può essere soddisfatto, ma il matrimonio per me è un mondo in cui posso sperimentare tutto quello che mi viene in mente, e ci sono tantissime situazioni diverse in cui posso fare quello che voglio. È divertentissimo e difficilissimo, se lo prendi come campo di battaglia… faccio quello che devo fare e in più ci metto anche del mio.
FP: FotografiaProfessionale.it si occupa di fotografia e di post-produzione. Che rapporto hai con il fotoritocco? Che cosa pensi della post-produzione, e che uso ne fai? Ti occupi personalmente della post-produzione dei tuoi scatti?
MO: Nel caso dei servizi commerciali la post-produzione naturalmente non può mancare: le luci devono essere a posto, la pelle della modella perfetta, tutto deve essere in ordine insomma; me ne occupo io oppure gli assistenti digitali. Con il ritratto femminile, al contrario, preferisco intervenire il meno possibile e gli interventi in post sono davvero limitati; l’attenzione dev’essere tutta rivolta agli occhi della ragazza.
FP: Un progetto fotografico cui sei particolarmente affezionato e di cui ci vorresti parlare?
MO: “Il rumore di uno sguardo” è un progetto che raccoglie una serie di ritratti dedicati alle persone, che ho cominciato ormai due anni fa.
Anche a costo di fare una foto troppo “semplice”, cerco di dedicarmi al ritratto con lo sguardo in camera, con lo sguardo su di me. Anche io voglio essere nella fotografia!
L’ideale è trovare quel giusto equilibrio tra fotografo e modella, una situazione in cui ci si metta in gioco entrambi: il voler entrare nel suo mondo raccontandomi e allo stesso tempo lasciare che la persona abbandoni la maschera per fotografarne la vera espressività, avvicinarmi talmente tanto da sentire il rumore dello sguardo.
Non guardare, ma sentire.
La mia fotografia è quello che sono; cerco di raccontare un po’ di me, tanto da sentire me stesso quando guardo alcune foto.

FP: Grazie Marco per averci fatto entrare un po’ di più nella tua visione!
Per chi volesse approfondire il lavoro di Marco in tutte le sue declinazioni, può visitare il sito all’indirizzo www.marconofri.com
Gloria