
Ho conosciuto l’Impossibile! Ero tutt’orecchi…
Come tutte le estati, visto che gli impegni lavorativi tendono ad assottigliarsi (quest’anno non è il caso!), dedico sempre un po’ più di tempo alla formazione personale. Proprio perché con Fotografia Professionale sono in prima fila come trainer in svariati workshop, sono il primo a riconoscere valore nell’aumentare le conoscenze. Imparare a fare nuove cose o capire come fare meglio quelle che sono già in grado di fare da tempo, ma anche il confronto con altri professionisti e, perché no, anche con gli appassionati è, per me, sempre stimolante e interessante.
Spesso ho frequentato workshop dove ero al corrente di praticamente tutto quanto compreso nel programma, ma sempre sono “tornato a casa” arricchito, con qualcosa in più per il mio bagaglio di esperienza.
Quest’anno ho conosciuto l’Impossibile!
Se mi conosci da abbastanza tempo, oppure abbastanza da vicino, sai quanto sono legato affettivamente alla fotografia analogica. Il mio frigorifero di casa ha un cassetto (quello che si usa abitualmente per la verdura) adibito solamente alle pellicole. Se apri il mio frigorifero puoi trovare ancora dei rulli 120 Kodak E-100G, ma soprattutto troverai delle pellicole istantanee. Io adoro le Polaroid! Nel mio frigorifero trovano spazio sia delle Fuji FP-100C per la mia amata Holga con dorso Polaroid che dei caricatori per Polaroid 600… Quelli prodotti da IMPOSSIBLE Project!
In questo periodo sono a San Francisco e l’Impossible Project è in tournée per gli USA. Quale migliore occasione per unire la passione per le pellicole istantanee con un po’ di formazione se non partecipare a uno dei loro workshop?
Il workshop era ospitato nel negozio di fotografia che preferisco qui a San Francisco: Samy’s Camera. Vendono attrezzature, si occupano di noleggio, hanno uno spazio consistente interamente dedicato all’analogico con 5 frigo pieni di pellicole di ogni tipo e sono gentili oltre che competenti come solo qui accade.
Alle 13:00 ci siamo trovati tutti intorno a una grande flycase nera sulla quale erano appoggiati 3 Instant Lab. Partito come progetto Kickstarter, l’Instant Lab è un’idea magnifica (diventata realtà!) per collegare il mondo del digitale all’analogico. Si tratta di uno strumento magico per trasformare le foto che sono sul tuo cellulare in Polaroid. L’Instant Lab trasforma i pixel in film, il virtuale in tangibile, l’immateriale in realtà!
Ne possiedo uno da diverso tempo, l’ho indicato sulla letterina Babbo Natale alcuni anni fa e… sono stato bravo, mi ha accontentato! È stato comunque meraviglioso vedere un sacco di persone assiepate intorno alla flycase con volti ammirati e stupiti. Tutti profondamente affascinati dal poter toccare le foto con mano… compresi quelli con la maglietta “BUY FILM, NOT MEGAPIXEL”. Tutti pronti a dare il proprio smartphone con le immagini da “stampare” alle disponibilissime ragazze dell’Impossible Project che, instancabili, continuavano a rendere analogico il digitale.
Sì, perché l’Instant Lab non è una stampante! L’Instant Lab è una vera e propria macchina fotografica pensata per ri-fotografare il display del tuo smartphone (ma funziona anche con l’iPad) e creare vere e proprie fotografie… come quelle che vedi qui nell’articolo.
Esistono pellicole a colori, in bianco e nero, con cornice bianca, rotonda, nera, oro, quadrata e molto altro. Un vero trionfo della creatività analogica che solo se sperimenti puoi veramente apprezzare. Insomma, alla fine, sono rimasto magnetizzato per circa 3 ore nel vedere il confronto tra le stampe, i volti stupiti, le foto create. In questo caso vere fotografie, non immagini (distinzione direttamente intesa per i puristi), perché l’Instant Lab di Impossible Project è l’unico strumento esistente, alla portata di tutti, per trasformare immagini in fotografie. Anche se proverai a ripetere lo stesso processo con la stessa immagine, ogni singola volta otterrai una fotografia diversa. Nell’imperfezione analogica sono insite la bellezza e la magia che accompagnano la scoperta e lo stupore nell’assistere alla nascita di una foto istantanea: i tratti che si delineano pian piano (con le pellicole a colori piano, pianissimo, pianerrimo) man mano che i chimici fanno il loro lavoro.
Ti starai probabilmente domandando: «Tutto qua? Tutto questo entusiasmo per avere in mano alcune Polaroid?»

Beh, sì! Tutto questo entusiasmo per avere in mano delle Polaroid, ma anche per aver avuto la possibilità di toccare con mano e sperimentare (gratis…) un processo creativo meraviglioso. I ragazzi dell’Impossible Project mi hanno detto che in Texas lo hanno definito “Photo Rebirth”, rinascita della foto. Sto parlando dell’Emulsion Lift!
Si tratta di un processo, totalmente manuale per staccare l’emulsione fotografica per poi applicarla a un altro tipo di supporto come la carta, il legno, il vetro o qualunque altra cosa ti possa saltare in mente.
Come tutte le magie più sofisticate gli ingredienti sono i più semplici: 1 foto Polaroid (scattata da non troppo tempo), una bacinella (non troppo profonda, per lavorare meglio) e acqua calda.
Il procedimento è semplice, ma richiede un briciolo di manualità… oltre a un po’ di noncuranza. Malgrado il materiale con cui hai a che fare sia molto delicato e fragile, lo è molto meno di quanto possa sembrare.
Per prima cosa occorre liberare la foto dalla cornice. L’operazione può essere fatta essenzialmente in due modi: puoi sollevare e staccare la cornice sia davanti che sul retro nero della Polaroid oppure puoi usare le forbici e ritagliare la foto mantenendoti all’interno della cornice.

Il secondo passo consiste nell’immergere la foto libera da cornice in acqua calda all’interno della bacinella. Quanto calda? Beh, ho ricevuto precise e dettagliate istruzioni sulla temperatura che non terrò per me, ma anzi ti rivelo con piacere. Ecco la temperatura esatta che mi è stata rivelata dai ragazzi dell’Impossible Project: «L’acqua deve essere abbastanza calda da consentirti di lavorare senza scottarti troppo le mani». Al workshop abbiamo usato un bollitore elettrico a induzione, versato circa 1cm di acqua nella bacinella e aspettato che il vapore si diradasse… appena immergere la punta delle dita è diventato sostenibile abbiamo immerso la foto a faccia in giù e, partendo da uno spigolo abbiamo iniziato a separare l’emulsione dal fondo nero. L’emulsione tende a rimanere attaccata alla plastica protettiva che ha davanti e si separa dal fondo nero che è cosparso da una sostanza biancastra (fra poco parliamo anche di questa!).

A questo punto è sufficiente, con un pennellino molto morbido, iniziare a spennellare l’emulsione partendo dai bordi e dirigendosi verso l’interno. Questa operazione farà in modo che l’emulsione si stacchi dallo strato di plastica protettiva trasparente. In questo modo avrai l’emulsione che, come una medusa, galleggia arrotolandosi e ripiegandosi nell’acqua. Qui inizia la parte difficile… cioè quella divertente. Sempre rimanendo in acqua e usando il pennellino oppure direttamente le dita (con delicatezza, ma nemmeno poi molta) occorre capovolgere l’emulsione! Eh, sì… la parte che è girata verso l’alto… dovrà finire verso il basso, per potersi appoggiare sul materiale scelto.

Questo è il momento di prendere il tuo supporto e infilarlo in acqua in modo che scorra sotto all’emulsione. Il supporto può essere ogni cosa: vetro, legno, alluminio, ma anche semplicemente un pezzo di cartoncino. Con il pennellino e/o con le dita ora puoi stendere l’emulsione nel punto desiderato (più facile a dirsi che a farsi, ma fa parte del gioco!) e infine estrarre il supporto con l’emulsione attaccata.

Si tratta di una fase un po’ delicata perché l’emulsione tenderà a contorcersi, divincolarsi, piegarsi e arricciarsi in ogni modo possibile… e anche qualcuno impossibile! Una buona tecnica è disporre due spigoli adiacenti nel modo che desideri e, tenendoli premuti con le dita alla superficie del supporto, estrarre la “creazione” dall’acqua in modo che l’emulsione, per gravità e scivolando sul sottile strato umido che la separa dal supporto, si stenda meglio. Se la posizione ancora dovesse risultare insoddisfacente si possono fare ritocchi con il pennellino o con le dita (in questo caso MOLTO delicatamente perché l’emulsione tende a strapparsi). Immergere nuovamente il supporto in acqua ed estrarlo nuovamente può essere d’aiuto. Praticamente la tecnica è simile a quella necessaria per stendere i panni dopo il lavaggio… nulla di esoterico insomma! 🙂

Cosa è rimasto nella bacinella? Ti ricordi il fondo nero con la colla biancastra? Ecco quella è una parte molto preziosa, a mio parere, dell’intera Polaroid. Quella è la parte che può trasformare l’analogico, che era digitale, nuovamente in pixel… se vuoi! Delicatamente rimuovendo la copertura collosa bianca con un pennello scoprirai che sotto c’è il negativo della tua foto. Non si tratta di un negativo tradizionale, però! Non è trasparente! Questo però non ti vieta, una volta che lo avrai liberato dallo strato bianco, di lasciarlo asciugare e poi eseguirne una scansione… in Photoshop sarà poi facile invertire l’immagine ottenuta e continuare a sperimentare con la contaminazione analogico/digitale.

Un’ultima cosa è, credo, degna di attenzione. L’emulsione fotografica è elastica! Se con delicatezza la spennelli durante il processo di applicazione al supporto (dopo averla staccata in acqua) otterrai un’immagine con dimensioni lineari maggiori di quelli della Polaroid originale. Non sarà di molto più grande e se “tiri” troppo strapperai l’emulsione, ma con un po’ di esperienza si possono ottenere risultati interessanti!

Il workshop era totalmente gratuito. Tutte le stampe e le prove sono state assolutamente gratuite. Grande plauso a Impossible Project per questo tipo di iniziativa! C’è stato un unico problema… Vedere due interi ripiani 60x60cm di un frigorifero colmi di pellicole istantanee per circa 3 ore ha causato in me una reazione tanto spontanea quanto distruttiva… ora sono molto più povero… ma felice! 😀
Ciao e buone foto!
Simone Conti
P.S.: Un grazie speciale devo dedicarlo a Kristi Lewis. Le mani che vedete all’opera nelle foto dell’emulsion lift sono le sue! È una fotografa che opera nella Bay Area, con base a Oakland e che era tra i partecipanti all’evento di Impossible Project. Se ti va di seguirla su Instagram, Kristi Lewis Photo Ventures! Thank you Kristi!