
Immagina una chiesa bianca di Lucca
Immagina una chiesa, bianca, non tanto grande, nascosta fra le vie di una Lucca invasa dai turisti e dagli abitanti in cerca di un regalo di natale, oppure di un semplice raggio di sole, finalmente, dopo tanta pioggia.
Immagina di entrare in questa chiesa e di percorrere in pochi passi un anno di avvenimenti, pochi passi per centinaia di km, lì, tutti insieme, davanti ai tuoi occhi, su pannelli che mostrano fotografie in grado di lasciarti a bocca aperta, di farti piangere, di farti conoscere storie di cui magari non sapevi niente, in un silenzio che non sai bene se sia un riflesso incondizionato per il “rispetto del luogo” o, piuttosto, per il rispetto delle immagini che ti circondano.
Bene.
Adesso puoi smettere di immaginarlo e decidere di andare in questa chiesa, che è San Cristoforo in via Fillungo, e visitare la mostra dei vincitori del World Press Photo 2014, organizzata dal Photolux Festival.
Lo scrivo subito: non sarà facile uscirne senza ferite, ma non puoi nemmeno far finta di niente.
È il WPP, è la realizzazione fisica di una citazione che avrai sentito fin troppe volte:
“Se la foto non è buona, significa che non eri abbastanza vicino”
diceva Capa.
Indubbiamente aveva ragione, e la ragione è tutta qui, in questa chiesa.

Anche tu devi essere abbastanza vicino per capirla: vicino a queste storie, vicino al fotografo che c’era, e che più di una volta ha rischiato la vita, davvero, mentre si trovava all’interno di un centro commerciale del Kenya tenuto sotto assedio da 4 uomini armati, oppure mentre seguiva i combattimenti dei ribelli siriani; mentre fotografava il dolore dei sopravvissuti al tifone Haiyan nelle Filippine, o la forza dell’atleta di eptathlon Nadja Casadei alla quale è stato diagnosticato un tumore del sistema linfatico.
Prima di entrare in questa chiesa, puoi avere tutte le idee che vuoi in merito a religione, politica, etica, estetica. Quando ti trovi davanti a queste foto, non valgono più; ci saranno solo domande, un vago senso di disagio quando penserai “Che bella” di un’immagine che mostra due uomini investiti dai detriti di un muro, colpito da una granata, oppure del ritratto di una donna che piange dopo il crollo del Rana Plaza, un edificio di 8 piani a Savar, in Bangladesh.
Non c’è bisogno di tante parole, di descrizioni accurate; le storie sono tante, gli attimi che le macchine fotografiche hanno immortalato sono forti come un pugno nello stomaco. C’è così tanto da imparare e da vedere che ti lascio immaginare anche questo… e le foto sono bellissime, nonostante tutto, perché il reportage a questi livelli è ricco e la sua estetica abbraccia il messaggio che porta in maniera incredibile.
C’è l’uomo, c’è la natura, c’è disumanità, c’è speranza.
Hai tempo fino a domenica 14 di questo mese per visitare il World Press Photo 2014 a Lucca, secondo me dovresti proprio andarci e smettere di immaginarlo… 😉
Gloria