
In viaggio con un paesaggista: Francesco Gola
“In viaggio con un paesaggista” è uno spazio dove intervisto un fotografo paesaggista italiano. Ma non paesaggisti a caso, gente importante eh 😉
Francesco Gola è l’intervistato di oggi.

Francesco ama il mare, e ama le lunghe esposizioni. Queste sono le caratteristiche principali delle sue stupende foto.
Ma le sue foto sono molto di più. Per lui sono un collegamento tra il suo mondo interiore di sogni ed emozioni, e quello esteriore della Natura.
Nella sua esperienza può vantare clienti e collaborazioni con nomi del calibro di Nikon, Apple, NiSi e Capture One.
Bello eh?
Ora veniamo a noi.
Allora, intanto ciao e grazie di aver accettato di fare questa breve intervista 😊
Partiamo dalla cosa più importante, la meta: come la scegli?
Hai presente quando sotto la doccia ti viene la risposta geniale alla domanda che ti hanno fatto tre ore prima e alla quale non hai saputo rispondere? Più o meno è così. Infatti la meta è una folgorazione, mai una vera e propria pensata, e arriva quando lo decide lei, non quando serve a te. Può venire guardando la copertina di un libro, sfogliando cose a caso su internet, guardando hashtag improbabili su Instagram. Una volta l’ho trovata guardando l’etichetta di uno shampoo al supermercato, giuro, e ci ho organizzato dietro un viaggio di una settimana in solitaria in un’isola scozzese.
La parte più importante è percepire quando viene, per non tarparle le ali. A quel punto partono le mille domande: “ma quindi quel faro dov’è?”, “ma ci si arriva senza traghetto?”, “e il sole dove tramonta?”, “ma le maree?”.
E così, in men che non si dica, mi infilo in quella che reputo la parte più divertente di tutte, che mi permette di viaggiare ancor prima di alzarmi dalla scrivania: la pianificazione.
Io, da aspirante paesaggista, mi trovo sempre a dover coniugare due approcci per me differenti, ma complementari, alla fotografia di paesaggio: la pianificazione e il semplice vagare in cerca di ispirazione. Una volta scelta la meta, tu come procedi all’organizzazione del viaggio? Pianifichi nei minimi dettagli (con tanto di software per la posizione del sole e ore di golden e blue hour) ogni scatto, o “vagabondi” in cerca di idee?
Credo che vagabondare nella natura con il cavalletto in spalla e le cuffie nelle orecchie sia stato il motivo per cui abbia iniziato a dedicarmi seriamente alla fotografia di paesaggio.
È qualcosa che consiglio a tutti, perché è davvero un modo per ritrovare se stessi, cosa che servirà sicuramente dopo nella fase di scatto. Purtroppo, però, dopo un po’ mi sono accorto che andare a caso significa quasi sempre fallire nel catturare il momento magico che andiamo cercando, perché lasciamo letteralmente tutto al caso. Se la fortuna è cieca, sulla sfiga… lo sai.

Infatti è bene ricordarsi e accettare sempre e comunque l’unica regola che governa davvero la fotografia di paesaggio: per quanto tu possa pianificare, Madre Natura è sempre al comando.
Lo zaino di un paesaggista tende a riempirsi facilmente tra ottiche, corpi macchina e accessori vari. Tu come gestisci la tua attrezzatura? Meglio viaggiare leggeri, o meglio avere sempre tutto con sé onde evitare imprevisti?
Il primo è quello della praticità: fare lunghe passeggiate a piedi con chili e chili sulle spalle è davvero una tortura spesso non necessaria, soprattutto quando scoppia il temporale e devi correre a cercare un riparo. In linea generale, non porto mai un corpo macchina di scorta, poiché credo che il livello di affidabilità raggiunto dalle attuale macchine sia tale da garantire una ragionevole sicurezza; e poi non sono mica su una slitta trainata da cani per un viaggio di due mesi al Polo Nord!
Per quanto riguarda gli obiettivi, invece, per me è una scelta mentale. Utilizzo infatti solo due lenti a focale fissa: uno Zeiss 18mm (la mia lente primaria) e uno Zeiss 21mm (quello che affettuosamente chiamo “il teleobiettivo”). Se setti il tuo cervello solo a una o due focali, già camminando nella location di scatto sarai infinitamente avvantaggiato a trovare la composizione giusta, perché il tuo cervello comincerà ad elaborare la scena con quel “poco” che hai a disposizione, invece che autogiustificarsi dicendo “vabè, una zoommata e qualcosa si trova sicuro”. Salvare spazio in obiettivi e corpi macchine mi permette poi di portare una ragionevole abbondanza di accessori, che facilmente possono creare qualche problema per la loro natura poco affidabile.
Batteria di scorta, memory card addizionali, telecomandi di scatto remoto, torce e pile di ogni genere mi assicurano di non restare “a piedi” sul più bello.
Indispensabili per la fotografia di paesaggio i filtri. Anche qui stesso approccio: pochi ma buoni. Non servono mille gradazioni, ne servono due o tre; l’importante è che siano di qualità eccellente, per non andare a vanificare un nostro viaggio epico con attrezzatura da migliaia di euro, in un banale scatto fatto con un fondo di bottiglia che rende tutto opaco.
In base all’attrezzatura, quindi, bisogna scegliere il modo più adatto per portarsela con sé. Tu usi uno zaino, una tracolla, o qualche prodotto che ancora noi non conosciamo?
Il vero problema è trovare uno zaino davvero adatto alle proprie esigenze. Se ne stai cercando ancora uno, ti suggerisco di focalizzarti su tre aspetti secondo me essenziali: possibilità di configurare a piacere gli spazi all’interno (e ancor meglio, magari dotato di una unità interna removibile), impermeabilità e adeguato supporto lombare. Ricorda inoltre che alle compagne aeree ben poco interessa se nel tuo zaino fuori misura massima c’è una preziosa reflex o un sacco di patate: va in stiva senza passare dal via. Evita dunque zaini con colori troppo appariscenti per attirare l’attenzione di qualche nazihostess e assicurati che le dimensioni esterne siano all’incirca compatibili con le dimensioni massime della compagnia aerea (circa, perché all’italiana, forzando un po’, qualche centimetro si recupera sempre!).
Ultima domanda, molto libera: lascia un consiglio ai lettori, su come affrontare al meglio la fotografia di paesaggio.
Credo che il miglior modo di affrontare la fotografia di paesaggio sia con il cuore e con la mente, non con l’attrezzatura.
Ho sempre lavorato per quell’istante, e credo non ci sia miglior obiettivo da provare a perseguire per ogni fotografo di paesaggio.
Lorenzo