Interviste 

La rivoluzione della fotografia secondo Luca Pianigiani
Interviste 14/03/2019 Francesca Pone
Luca Pianigiani è un giornalista molto impegnato che, tra un lavoro e l’altro, mi ha sopportata e ha risposto a qualche mia domanda in vista del Photography PRO Day 😉
Luca, infatti, sarà uno dei relatori dell’edizione 2019 e il suo intervento si focalizzerà su com’è oggi la fotografia in un mondo quasi completamente digitale 🙂

FP: Raccontati, chi sei?
Sono nato con la fotografia (praticamente mi sono sviluppato con il D-76… scusate, roba antica, forse serve cercarla su Google) ma mi sono convinto presto (e mi davano del pazzo) che la fotografia sarebbe “entrata” dentro un computer.
Visto che non ci capivo nulla, ho studiato tanto e quindi hanno iniziato ad indicarmi come “esperto”, una cosa facile quando si è tra i pochi a parlare di qualcosa che nessuno conosce. Poi sono passati i decenni, continuano a darmi del pazzo, anche se per altri motivi (ma ci sono abituato 😉 )
FP: Di cosa si occupa Jumper e com’è nato il blog? Qual è il tuo ruolo in questa realtà?
Di fatto, non è mai stato un “blog”. È semplicemente una delle emanazioni della prima rivista, nata nel 1995, che parlava appunto di fotografia “nuova”.
La rivista si chiamava Jump, poi le evoluzioni hanno portato verso una pubblicazione digitale, e poi verso un sito, da qui Jumper.
Da sempre parliamo ai fotografi professionisti, ma non di macchine fotografiche: di innovazione e di modi per poter vivere di fotografia, che significa marketing, capacità di proporsi e trend che generano guadagno vero.
FP: Cosa ne pensi del mestiere di fotografo?
Che è quasi come parlare di astronauti. Tutti vivono sulla Luna, ma pochi hanno la possibilità di andarci sul serio.
In un mondo in cui ci sono miliardi di “fotografi” armati di cellulari e di canali per distribuire le loro immagini, fotografo è chi di mestiere vende fotografie ed è difficile se non si propone qualcosa di veramente forte e vendibile. Fare belle foto non basta, non è mai bastato, ma alcuni possono emergere se mettono a fuoco le priorità della committenza, ovvero di chi compra le fotografie e specialmente perché le compra.
FP: Quali sono, secondo te, le più grandi difficoltà da affrontare per affermarsi come fotografo?
Come ho detto prima, troppe persone che fanno fotografie (che sono meno brutte rispetto alle brutte foto che si facevano in passato: pensate, anni fa le foto “brutte” erano sfuocate, mal esposte, con le teste tagliate; ora, semmai, sono banali, ma tecnicamente corrette). Ma il vero problema è che molti che vogliono fare i fotografi amano un personaggio del passato: oggi il fotografo è un esperto di comunicazione, di multimedialità, di strategie di marketing, di linguaggi che, incidentalmente, usa una fotocamera che poi è anche una videocamera e poi spesso comunica con uno smartphone e con un computer.
FP: Storytelling nella fotografia: secondo te quanto è rilevante e necessario?
La narrazione è sempre più fondamentale per creare un messaggio. Le persone non si fermano più che una frazione di secondo, poi “scrollano via”. Se non c’è una narrazione, che si ha voglia di guardare, leggere, ascoltare, si rischia di non essere “seguiti”.
FP: Com’è cambiato il mestiere con l’avvento dell’era digitale?
Nulla se parliamo di tecnica (cambia solo la tecnica, la parte più banale della storia); tutto se, invece, si pensa al numero di immagini che ci bombardano ogni minuto della nostra vita e l’eccezionale capacità distributiva dei contenuti visuali.
FP: I social media hanno influenzato la percezione che ha la società della fotografia?
Solo un pochino 😛
FP: Se dovessi dare tre consigli di marketing ad un fotografo, cosa gli diresti?
☐ Pensate a delle idee e dei messaggi e non solo a delle “fotografie”. In pratica: cosa ho da raccontare e come faccio a spiegarlo?
☐ Domandarsi: chi è interessato a comprare questo progetto, chi potrebbe trarne vantaggio e quindi a chi potrei proporlo?
☐ Dove e come verranno fruite le mie immagini: spesso proporre un contenitore aiuta a trovarne una applicazione. Le foto sfuse richiedono un contenitore, altrimenti rischiano di non avere un valore.
Un libro? Un sito? Una storia (anche su Instagram), un documentario? Lavorate su un progetto che abbia un contenitore, sarà più facile vendere il contenuto.
FP: Scrivi di fotografia su Jumper.it: ti impegni anche a fotografare? Com’è nata la tua passione per la fotografia?
Ho iniziato a fotografare da bambino: mio padre era appassionato, io ho sognato di usare la sua Nikon FtnPhotomic e poi l’ho avuta, ma nel frattempo ero passato al digitale e persino all’iPhone 😉
Fotografo, meno che in passato, ma il mio mestiere è lavorare con la fotografia più dal punto di vista della regia del contenuto che non del click, che quasi sempre lascio fare ad altri che lavorano con e insieme a me (spesso molto giovani, sono docente universitario e ho tanti ragazzi e ragazze bravissimi che hanno bisogno di mettersi in gioco su progetti importanti).
FP: Il 23 Marzo sarai al Photography PRO Day. Di cosa parlerai?
Di come pensare alla fotografia in modo diverso: non meno creativa, non meno artistica, ma funzionale ai nuovi media, agli schermi, alla comunicazione di oggi.
Chi dice che siamo in un momento di pessima cultura sbaglia, oppure è invecchiato. La cultura visiva è al massimo della sua forza dalla nascita dell’uomo; il difficile forse è intercettare contenuti di altissima qualità perché la vastità di offerta è enorme. Parlo di come poter “essere percepiti” e cosa proporre per avere in cambio qualcosa di più di un… like.
FP: C’è qualcosa che non ti ho chiesto e vorresti dirmi di te?
Cosa farò domani… me lo chiedono tutti, visto che il mio lavoro è pensare e spiegare il domani. Il problema è che me lo chiederai domani e sarà già diventato oggi, quindi il futuro sarò diventato presente…. È una corsa che non ha fine, quindi la cosa migliore è trasformare la vita in una ricerca costante, non in un traguardo da raggiungere.
FP: Grazie per l’intervista, non vediamo l’ora di ascoltare il tuo intervento 😎
Francesca