
Ogni tanto mi si spegne il cervello
Oggi faccio un po’ di autoanalisi. Magari quello che sto per raccontare è successo anche a te. Se non ti è successo invece potrebbe essere uno spunto di riflessione. Ti va di seguirmi?
Sabato stavo facendo delle foto a un matrimonio. Strano, vero? Situazione assolutamente divertente…
Lo zio della sposa, in veste di “chauffeur” della Giulia Super 1300, mi dice che per raggiungere il vigneto dove gli sposi desiderano essere fotografati prenderà una scorciatoia. Fantastico! Eravamo un filo in ritardo sul programma (strano, vero?) e una scorciatoia sarebbe stata l’ideale.
Cinque minuti di strada e poi freccia a sinistra su una carraia asfaltata a lato di un canale di irrigazione. Fatti 300 metri giriamo a sinistra su una carraia sterrata tutta buche. Lo zio procede tranquillo e risoluto con due ruote sul bordo erboso della carraia e due ruote sulla parte erbosa al centro in modo da evitare di prendere tutte le buche… io lo seguo altrettanto risoluto. La mia auto è un po’ più “bassa” della Giulia, ma proseguo senza problemi.
Fatti circa 300 metri così vedo illuminarsi la freccia di destra… ma non vedo strade o carraie. Infatti giriamo su un pezzo minuscolo di terra che interrompe il fosso e ci inoltriamo in un campo. Solchi lasciati del trattore da evitare, buche, massi e tanta erba, ma lo zio continua imperterrito… e io dietro!
Semplifico, te la faccio breve… alla fine siamo arrivati al vigneto… tutto a posto, ma il mio concetto di scorciatoia è leggermente differente! Non sono abituato a usare la mia auto per fare “cross country rally”. Un po’ preoccupato per il percorso di ritorno scendo dall’auto e inizio a pensare che foto andare a realizzare…
Erano quasi le 2 del pomeriggio. Sole fortissimo a picco e tante aziende agricole all’orizzonte (la Pianura Padana in questi casi non aiuta!). Intorno solo una vigna con già le foglie rosse autunnali e nulla più. Poi, naturalmente, il vigneto è perfettamente controsole: se voglio gli sposi a fuoco e ben illuminati avrò il cielo completamente bruciato. Al contrario, per avere il cielo correttamente esposto, avrò gli sposi totalmente al buio.
Ecco, allora mi si è spento il cervello. Ogni tanto succede. Ogni tanto a me succede. Viene meno la fantasia e la creatività arranca. Perdo di lucidità e non so più cosa fare e come fare. Ti è mai capitato? Come ti comporti in quei casi?
Fortunatamente in borsa ho sempre la mia seconda “coperta di Linus” (la prima è la mia Fuji X100s), un po’ di luce portatile: il flash a slitta!
Non c’è nulla di meglio per realizzare un bel controluce bilanciando luce ambiente e luce “artificiale” (quanto odio chiamarla artificiale… la luce è luce!). Preparo il flash, lo aggancio a uno dei miei fidati PocketWizard FlexTT5 e ne metto un altro sul corpo macchina. Il PocketWizard MiniTT1 ha le pile un po’ scariche e nonostante io abbia il cervello spento, me ne ricordo. Meglio non rischiare. Il FlexTT5 è un transceiver quindi può sia ricevere che inviare i dati, perfetto!
Chiedo a Simone Scurzoni di farmi da “stativo umano” (favore che ci scambiamo vincendevolmente in ogni occasione) e inizio a scattare. Generalmente non mi ci vuole molto. In poco più di 4 o 5 scatti riesco a “fissare” la situazione, regolare il flash (il PocketWizard AC3 ZoneController è fenomenale per questo) e realizzare lo scatto. Questa volta è andata diversamente.
Questa volta non è stato proprio uno scatto di reportage: ho dovuto fare 22 scatti per portare a casa il fotogramma giusto!
Del resto avevo il cervello spento e il sole a picco si è messo “in mezzo”. Non riuscivo a capire quale fosse il risultato finale e se l’esposizione fosse corretta. Cosa fare? Tu cosa avresti fatto?
Io ho fatto come spesso mi accade di fare: mi fido dell’esperienza. In base all’ora del giorno, alla quantità di luce percepita e a una buona dose di esperienza ho regolato il tutto e ho scattato. Punto. Mi sono fidato. Il risultato è quello che vedi qui sotto.

Tu avresti fatto diversamente? Avrei potuto fare diversamente secondo te?
Non so cosa avresti fatto tu, ma sono sicuro che io, se avessi avuto il cervello “collegato”, avrei fatto diversamente: avrei guardato l’istogramma!
Non ti puoi mai fidare di ciò che vedi sul display della macchina, non è una preview veritiera. Se c’è troppo sole e il display è anche poco leggibile proprio non c’è storia, ma l’istogramma non mente mai e ti fa capire se puoi ritenerti soddisfatto (tecnicamente) dello scatto oppure no in una frazione di secondo!
Questa storia fondamentalmente ha due morali.
1. Se sei insoddisfatto della luce che trovi, portane con te altra e falla trasformala come meglio desideri!
2. Guarda sempre l’istogramma per capire cosa “stai portando a casa”, non mente mai!
Come ripeto spesso a chi mi mostra degli scatti e trova giustificazioni sul perché non sia riuscito a effettuare una foto al meglio o esattamente come desiderava… NO EXCUSES! Non ci sono scuse e non ci devono essere scuse, mai! Ogni fotografo è responsabile di ogni singolo pixel dei propri scatti ed è responsabile di ottenere il meglio da ogni singolo pixel, SEMPRE!
Anche se ti si spegne il cervello, il risultato bisogna portarlo a casa… SEMPRE!
A volte è l’esperienza che entra in gioco. Altre volte, più semplicemente, è sufficiente riaccendere il cervello con un bel respiro. Agitarsi non serve, anzi è deleterio! Un bel respiro e si pensa alla soluzione! Non credi?
Ciao e buone foto
Simone Conti
P.S.: Se poi hai il cervello staccato e, alla fine, non dovessi essere soddisfatto di uno scatto a colori è sufficiente, come dico sempre, che tu lo faccia diventare uno scatto in bianco e nero (come nel caso dell’immagine di copertina)! Improvvisamente anche una foto banale diventerà molto più bella!!! 😀