
Un cavallo, un cavallo, il mio regno per un cavallo!
È passato Caligola, abbiamo superato Nerone e anche Caronte… Mi dirai: «Ci mancava solo il Riccardo III!».
Oggi parliamo di un “cavallo” (come lo chiamo io), molto leggero, robusto e pratico che mi è passato tra le mani. Sto parlando del cavalletto Induro CT214 della nuova linea CT 8X. Forse si tratta del compagno perfetto per la testa a 5 vie Induro PHQ3 di cui parlavo qui su Fotografia Professionale non molto tempo fa, ma per oggi ho deciso di portare con me il minor peso possibile accontentandomi di una testa a sfera.

Città, selciato, porfido cocente e nero asfalto. Riflessi al limite della gestibilità e contrasti controllabili solo grazie all’HDR. In questa canicola estiva un buon cavalletto leggero, ma solido e affidabile per qualche scatto in totale relax per godere appieno delle nostra bella Italia senza rinunciare a uno scatto preciso e stabile oltre che all’indispensabile leggerezza. In certe condizioni, anche se può apparire la situazione più normale al mondo, non basta uno strumento qualunque! Credo fermamente che occorra sempre avere lo strumento giusto per portare a casa il risultato nel modo migliore possibile. Alla fine della giornata questo treppiede Induro si è decisamente dimostrato all’altezza delle aspettative, per certi dettagli addirittura oltre le aspettative, tanto da poter essere considerato un valido compagno anche nelle situazioni meno “estreme” (ad esempio in studio dove tutto è più sotto il nostro controllo! ;-)).
Sono sempre stato abituato ad acquistare i cavalletti e vederli consegnati in una semplice scatola di cartone a sezione quadrata. Magari all’interno c’era anche una piccola sacca di tessuto leggero per riporre il treppiede. Ecco… ancora una volta Induro mi stupisce positivamente già dalla “confezione”, un po’ come non smette mai di fare Apple! Il CT214 lo trovo riposto in un bellissima (per materiali e fattura) borsa per il trasporto, pratica a dall’aspetto resistente. Al suo interno trova posto il cavalletto ovviamente, ma anche un’altra deliziosa pochette che contiene gli accessori e gli attrezzi. Gli attrezzi??? Eh,sì… proprio gli attrezzi! Insieme al treppiede viene fornito un interno kit di attrezzi utili alla manutenzione ordinaria. Non che ce ne sia un gran bisogno, ma se occorresse dare una piccola stretta alle brugole che serrano le gambe… si avranno sempre a portata di mano gli attrezzi più adatti.

Come nela caso della eccezionale testa Induro a 5 vie, anche nel caso di questo cavalletto a 4 segmenti, la qualità costruttiva è impeccabile. Il corpo centrale al quale sono attaccate le gambe è in lega di magnesio per garantire rigidezza, solidità e allo stesso tempo grande leggerezza. Le gambe sono di fibra di carbonio stratificato: come precisa il nome della famiglia di treppiedi sono presenti ben 8 diversi strati di carbonio per garantire, oltre alla leggerezza, anche una straordinaria rigidità e solidità alla struttura.
Queste cose però sono capaci di prevederle un po’ tutti i marchi. Ognuno fabbrica treppiedi in carbonio, tutti usano materiali compositi e leghe per la struttura… quindi… dove sta la differenza? Dopo avere avuto modo di utilizzarlo per un po’ credo proprio che si possa parafrasare un detto molto diffuso nei paesi anglossassoni (“The devil is in the details” n.d.r.) e dire «la differenza la fanno i dettagli»!
Quali sono questi dettagli… io ne ho trovati ben più di uno! Ecco una bella lista:
- trovo utilissima la livella incorporata nella struttura del treppiede;
- trovo praticissimo il sistema di apertura/chiusura delle gambe: è sufficiente una rotazione di mezzo giro per aprire o serrare;
- trovo molto comodo che il gancio per appendere la zavorra aggiuntiva nella colonna centrale sia “retrattile” (nell’altro mio treppiede va sempre a finire che qualcosa finisce per impigliarsi);
- trovo che sia geniale inserire un piccolo anello alla struttura del cavalletto per consentire di appendere piccoli oggetti (ad esempio un ricevitore PockeWizard? ;-));
- trovo estremamente pratica la ghiera di serraggio della colonna centrale: è grande, facile da impugnare e stringere;
- trovo fantastica la possibilità di estrarre completamente la colonna centrale, girarla su se stessa e inserirla dal basso verso l’alto, aggiungendo ulteriori possibili configurazioni al posizionamento della macchina fotografica (si può scattare dall’alto verso il basso senza essere ostacolati dalle gambe all’interno del fotogramma);
Cosa ne dici? Non male vero? Diamo uno sguardo, come sempre, agli aspetti più tecnici per poi chiudere con alcuni difetti (veramente pochi a dire il vero!):
Induro CT214

Materiale | Fibra di Carbonio + Lega di Magnesio |
Massimo Carico | 12 Kg |
Massima Altezza | 1555 mm (compresa la colonna)1335 mm (senza colonna) |
Minima Altezza | 486 mm (gambe a 24°)150 mm (gambe a 80°) |
Ingombro ripiegato | 530 mm |
Sezioni gambe | 4 |
Serraggio gambe | Rapido a vite (1/2 giro) impermeabile a sporco, polvere e acqua |
Vite fissaggio testa | 1/4″-20 e 3/8″-16 |
Diametro piastra | 56 mm |
Peso | 1,5 Kg |
Parlavamo di lati negativi vero? beh, devo dire che i pochi che sono riuscito a scovare (con tanto impegno e dedizione! :-D) sono veramente di poco conto. Cos’è che non mi piace?

Avrei preferito evitare di dover scegliere tra piedini in gomma e piedini in acciaio (a forma di chiodo): avrei preferito, come nel mio cavalletto Slik avere dei peidini che possono essere “riconvertiti al volo” a seconda dell’esigenza del momento… e magari solo uno di essi per volta senza la necessità di dovere intervenire manualmente (smontando un tipo di piedino per rimontare l’altro).
Avrei preferito fosse un filo più alto, ma per questo basterà munirsi del suo fratello maggiore: l’Induro CT314 che arriva, alla massima estensione, a 1885 mm e pesa solo 800g in più.
Finiti? Non ci sono altri difetti? A quanto mi risulti no! Sostanzialmente credo sia un treppiede senza reali difetti e una gra quantità di pregi!
L’anno passato mi sono infilato in un torrente per fare una lunga esposizione di una cascatella (ah che refrigerio… lo ricordo ancora! Ben diverso dal caldo di Siena!) e avevo con me il mio storico cavalletto Slik in carbonio. Uscito dal torrente l’ho ripiegato e capovolto (con ancora la refelx attaccata). Risultato? È fuoriuscita una marea di acqua dalle gambe e mi si è allagate la macchina (per fortuna senza alcuna conseguenza! :-)). Beh, questo, grazie ai serraggi “tropicalizzati” di Induro È IMPOSSIBILE che accada!
Che dire in conclusione? Un cavalletto, un cavalletto Induro, il mio regno per un cavalletto Induro CT214!
Ciao e buone foto
Simone Conti