
Finalmente libero! Non ne potevano più di sentirmi parlare di Photoshop!
Finalmente libero, dopo settimane di forzato silenzio ed inattività, fa piacere tornare a scrivere sul sito e ricominciare a parlare di lavoro: fotografie, obiettivi, luci, post-produzione… Ehm… sarà il caso di parlare ancora di post? 🙂
Si, è proprio il caso di continuare a parlare di post e di fotografia, anzi, in realtà non ho mai smesso di farlo! Quelli del Fronte per la Liberazione del Jpeg mi hanno rilasciato proprio quando ho iniziato a spiegare loro come ottenere grandi risultati con i metodi di fusione…
A parte gli scherzi, abbiamo giocato e provocato un po’, e continuiamo a farlo, convinti che stimolare il confronto fra fotografi e ritoccatori, fra pro e contro la post e le innovazioni, possa essere utile per comprendere il punto di vista di tutti e arricchire il nostro bagaglio di conoscenze, anche capendo meglio chi sono i nostri interlocutori quotidiani.

Il Fronte per la Liberazione del Jpeg è nelle email che ricevo ogni giorno e nelle risposte ai post sulla pagina Facebook, e secondo me era giusto dar ascolto anche a questa voce.
E in realtà troviamo i due fronti anche nei commenti a questo post e ai suoi aggiornamenti e nei commenti ai post sui social network.
La contrapposizione è davvero frontale, in questi mesi e in questi anni ho letto di tutto:
Ci sono fotografi specializzati nel ritocco che appena sentono criticare la post immediatamente si inalberano e sostengono che
“Chi critica la post-produzione lo fa solo perchè non è capace di farla, è tutta invidia!”
Ci sono fotografi nati con la pellicola, ma anche giovani neofiti, che rifiutano ogni tipo di ritocco
“Con Photoshop tutti si sentono grandi fotografi e nessuno impara più la tecnica vera per scattare!”
Ancora c’è chi urla “Quando fotografare era una cosa da professionisti c’erano meno improvvisati in giro e si lavorava meglio, ora ad ogni matrimonio sono sommerso da gente che scatta con telefonini e iPad”
E altri rispondono definendo i fotografi tradizionalisti “Vecchi elefanti legati ancora alla pellicola e agli acidi, che non vogliono accettare di essere ormai superati”…
Spesso si tratta di giudizi duri, a volte vere e propie “sentenze”. Tu cosa ne pensi? Chi ha ragione? O forse hanno ragione entrambi? O torto entrambi?
Chi rifiuta la post è davvero un “elefante” o forse è solo un amante di un modo di fare fotografia più difficile e riservato a pochi?
Io sono un amante della post, ma poi, per contro, ascolto dischi in vinile e odio gli Mp3… Userei qualsiasi strumento per migliorare la fotografia,
ma adoro la mia moto con marce e carburatori e, secondo me, quei “cosi” con il cambio automatico NON SONO motociclette… e chi le usa non è un motociclista.
Anche tu hai una tua fissazione che ti porta, per una delle tue passioni, a rifiutare la modernità?
Beh, per me, forse, è un po’ la stessa cosa? Come la vedi?
Di contro però, io sono consapevole che il mio “assolutismo” da carburatore e filtro in carta è una roba anacronistica e fuori tempo… non mi permetto di criticare pubblicamente chi non la pensa come me.
O comunque non vado sui siti degli amanti dello scooter a scrivere invettive 😉
Io penso che la post sia un’opportunità da cogliere e che la fotografia sia una cosa bellissima, in digitale e a pellicola (sono un ritoccatore, ma ho comprato una Mamiya RB67 a pellicola ;))
Tu riusciresti a scattare senza poi ritoccare nulla? E tu che odi la post, saresti disposto ad ascoltare un ritoccatore spiegarti perchè, secondo lui, la post è un’opportunità?
Magari ci vediamo ai primi di maggio, a Fotografia Europea a Reggio Emilia, e ci facciamo una bella chiacchierata su post e fotografia… magari davanti a una birra.
Basta che non veniate in scooter. 🙂
A presto, ciao a tutti e buon lavoro.
Simone Poletti
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Aggiornamento del 21 marzo 2014
Ultime notizie!
Abbiamo chiesto una prova che Simone Poletti fosse in buone condizioni e ci è arrivata questa fotografia dal “Fronte di Liberazione del JPEG”; il nostro ritoccatore è in evidente stato confusionale (ricordiamoci che sono giorni che non tocca la sua tavoletta grafica e che non ha rapporti con Photoshop), tra le mani mostra la copia di un quotidiano con un articolo dedicato al suo rapimento.
Nell’occhiello si legge: I Rapitori annunciano: “Ve lo ridiamo se vi convertite tutti alla Kodak Fun!”. Sgomento fra gli amici.

Come è scritto, abbiamo avuto una richiesta di riscatto esplicita che non lascia spazio a scelte alternative; assieme alla foto, infatti, è stato allegato un lungo testo ricco di invettive contro la post-produzione, che è bene non ripetere per decenza ed educazione, che si chiude con alcune richieste. Copio parte dello scritto:
Gli amanti della Pura Fotografia non devono più tollerare che le immagini vengano ritoccate, anche in minima parte; quello che dà la vostra macchina fotografica, quello vi dovete tenere!
Ci si doti al massimo di un buon sensore, ma non ci si azzardi a toccare i file! Per sicurezza, si eviti di scattare in RAW e si prediliga solo il JPEG.
Lasciate perdere, dunque, i programmi di fotoritocco; dimenticateli, gettateli, non apriteli mai più o non rivedrete il vostro caro ritoccatore!
Che veemenza… e dire che c’è chi sostiene che se la tecnologia ce lo concede, sia giusto approfittare dei miglioramenti che si possono ottenere da una fotografia.
Fra tutti i commenti, anche agli articoli precedenti, vi siete divisi in due fazioni: c’è chi quasi sostiene il “Fronte per la Liberazione del JPEG” dicendo che la post-produzione è un male e chi vi ricorre non è in grado di scattare una bella foto, e chi, dall’altre parte, si schiera a favore del ritocco, anche accusando chi non ne vuole fare uso di non essere in grado di farlo… un po’ come la storia della volpe e l’uva.
TU DA CHE PARTE STAI?
Credi che sia giusto migliorare la resa di uno scatto, magari aumentando il contrasto per ottenere un risultato più convincente? Perché non giocare con i colori di un tramonto, o con le ombre di un bel ritratto in bianco e nero, per creare un’immagine che rispecchi ciò che il fotografo ha visto, e non ciò che la macchina fotografica ha scattato?
Oppure pensi che la post-produzione sia contraffazione, che la Vera Fotografia non abbia niente a che vedere con il ritocco? Perché se è vero che la fotografia si fa con la mente e con le mani, non ci si deve lasciar prendere e finire con lo stravolgere un’immagine rendendola diversa da ciò che era. Forse che l’essenza della fotografia non vada oltre alla fase dello scatto? Si giudica il soggetto o il lavoro successivo che viene effettuato con qualche software di fotoritocco?
È un problema di gusti personali o si deve ripensare il modo di intendere la fotografia alla luce di tutto ciò che le moderne attrezzature, software di ritocco compresi, ci permettono di sfruttare per rendere le immagini più simili a chi le ha scattate?
Per concludere, lasciatemi dire: Simone Poletti, se riesci a leggerci, TI RIVOGLIAMO CON NOI, I WORKSHOP HANNO BISOGNO ANCHE DI TE!
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Aggiornamento del 14 marzo 2014
Poco fa abbiamo ricevuto via email questa fotografia che ci ha lasciato a bocca aperta: Simone Poletti è stato rapito!!!

Il “Fronte per la Liberazione del Jpeg” è uscito allo scoperto e non si è limitato a scagliare invettive contro i file RAW e la post-produzione, adesso ci hanno proprio rubato IL RITOCCATORE!
Quanto lo terranno lontano dalla sua tavoletta grafica e dal monitor calibrato??
Le domande cominciano a farsi strada negli uffici di FotografiaProfessionale…
Il “NO POST International Movement” ha richiamato l’attenzione in modo esemplare scegliendo un obiettivo sensibile: un ritoccatore professionaista, un paladino di Photohoshop, un trainer di post-produzione dallo scontorno facile.
(Ok, la smetto, forse rischio di peggiorare la sua posizione)
Se si trattasse di un rapimento in piena regola, la richiesta di riscatto sarebbe molto chiara e suonerebbe così: SMETTETE DI RITOCCARE LE FOTOGRAFIE!
Simone Conti si sente sicuro di sé, “Io sono un fotografo”, dice, ma io l’ho visto mentre chiudeva Lightroom pensando di non essere visto! Il “Fronte per la Liberazione del Jpeg” ci osserva?
Il dubbio serpeggia, i punti interrogativi si moltiplicano: hanno ragione?
Quando e perché è giusto ritoccare? Quando non lo è?
È vero, le tecnologie odierne hanno aumentato il potenziale della fotografia dalla fase di scatto a quelle successive, ma la possibilità di poter intervenire su un’immagine ha un limite o tutto è lecito? Ci si dovrebbe invece fermare e fare qualche passo indietro, per lasciare la fotografia immune da interventi successivi?
Bisogna sfruttare a pieno le possibilità di miglioramento che il file RAW si porta dietro, o sarebbe meglio tenersi il JPEG tale e quale?
La costante evoluzione tecnologica e professionale ci propone ogni giorno nuovi strumenti, nuovi software e nuove tecniche per modificare le fotografie anche in post-produzione. È giusto sfruttare al massimo ogni novità, oppure è meglio essere prudenti e, magari, utilizzare solo gli strumenti tradizionali?
Vogliamo Simone Poletti LIBERO!
Ci affidiamo alla votazione popolare, il nostro punto di vista forse non basta; noi, in fondo, siamo un po’ di parte…
Intanto, la penna della tavoletta di Poletti giace sulla scrivania inutilizzata. Maschere di livello reclamano il diritto ad avere il loro “Migliora bordo”; le modelle continueranno ad avere difetti sulla pelle, azioni non più cliccate, livelli di psd non più uniti, inservibili.
Liberare o non liberare il Ritoccatore?
Tu cosa ne dici?
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12 marzo 2014
Una nuova trovata del Fronte “Anti-Post”…
A quanto pare i nostri amici del “Fronte per la Liberazione del Jpeg” ci hanno preso gusto e oggi abbiamo ricevuto in redazione (via mail) un’immagine piuttosto eloquente.
Piuttosto eloquente e chiara, soprattutto del trattamento che questi “difensori del Jpeg” vorrebbero riservare ai nostri corsi di post-produzione…
L’immagine ritrae un personaggio in tuta mimetica che, con un fucile automatico a tracolla, si prepara a scagliare una bottiglia molotov su una pila di DVD dei nostri video-corsi.
L’uomo, travisato da un passamontagna modello “mephisto”, porta i guanti e si staglia davanti ad un telo nero, sommariamente steso, che riporta in grigio (o bianco sporco) il marchio del “Fronte per la Liberazione del Jpeg”. I nostri video-corsi, in versione DVD (si riconosce un corso di Photoshop CS6), sono poggiati su una semplice sedia di legno e illuminati, presumibilmente, da una luce che viene dall’alto.
Lo scatto è ben realizzato e ben illuminato, forse per rispondere a chi aveva messo in dubbio le capacità di questi sedicenti “Veri Fotografi”.

Ovviamente abbiamo immediatamente controllato l’indirizzo email, e abbiamo messo al lavoro i nostri esperti informatici, ma siamo incappati in centinaia di vicoli ciechi telematici, posti ad arte.
Dopo la lettera della settimana scorsa, che puoi leggere qui, ecco dunque un nuovo capitolo della diatriba fra Simone Poletti e questa ala oltranzista del “NO-POST international movement”.
Molti di voi ci hanno trasmesso la loro solidarietà: li ringraziamo, sicuri però che si tratti semplicemente di uno scherzo di qualche buontempone e che finirà tutto in una risata…
Che fare? Chiamiamo la CIA? Facciamo analizzare lo scatto dagli esperti di CSI Las Vegas, sperando che Grissom trovi fra i pixel un lepidottero saprofago che sveli il mistero?
Chi sono costoro? Cosa vogliono davvero? Dove hanno trovato i nostri DVD? Abbiamo controllato subito: nessun utente ha comprato 6 copie del corso di PS CS6 in DVD… più facile che abbiano duplicato le copertine, per risparmiare…
Il mistero si infittisce ma ora possiamo dare un volto (per quanto travisato) ai “liberatori di Jpeg” o meglio al liberatore, visto che si tratta di una sola persona.
Noi continuiamo, ovviamente, per la nostra strada, e stiamo anche iniziando a divertirci 🙂
Lo Staff di FotografiaProfessionale.it