
Vuoi regalare un libro ad un fotografo? Ecco i miei (22+3) consigli per Natale!
Partiamo da un presupposto: se li regali tutti insieme, sono sicura che la persona che li riceverà te ne sarà molto grata – anche se si chiuderà in casa per un po’ per poter leggerli e guardarli dalla prima all’ultima pagina.
L’altro presupposto è che non è detto che a questa persona possano piacere tutti… quindi, per schiarirti le idee ed aiutarti nella scelta, ho diviso questa mia lista di (22+3) libri per #Tipidifotografi.
Perché proprio libri e perché proprio (22+3)?
Semplice: perché un libro aiuta ad arricchire il sapere del fotografo e la sua visione, sia che abbia a che fare con argomenti teorici che sul lavoro di altri fotografi; il 22, invece, è il numero più piccolo che sono riuscita ad ottenere da una selezione serratissima in mezzo ai volumi della mia libreria… e il + 3 si riferisce ai libri in formato digitale, gli eBook 🙂
Questi libri mi somigliano, quindi la bibliografia che tratto non è necessariamente esaustiva. Ti parlo di quello che amo e che ho amato di più!
Ecco i miei consigli per gli acquisti!
(con un P.S. in fondo alla pagina)
TIPO #1: il Timoniere
Il Timoniere è il fotografo che non si limita a fare foto seguendo l’istinto, ma ha sempre presenti i suoi punti di riferimento perché conosce lo sviluppo del Pensiero Fotografico; sa cosa viene prima e dopo una certa corrente e si orienta in questo mondo fluido avendo sempre presente una direzione.
È il fotografo, insomma, che vuole conoscere l’argomento in toto.
1. Le origini contemporanee della fotografia, Federica Muzzarelli. È un piccolo volumetto che traccia in poche pagine la linea che unisce la nascita della fotografia agli sviluppi successivi, in un filo rosso fatto di rimandi e parallelismi che costruiscono un’identità della fotografia al di là delle differenze dei singoli periodi. Per uscire dagli schemi, senza perdere la rotta.
2. Fotografia e pittura nel Novecento. Una storia «Senza combattimento», Claudio Marra. La fotografia ha semplicemente “prolungato” la pittura con altri strumenti, finendo così per suscitare una sorta di lite in famiglia, oppure ha aperto nuovi e differenti scenari? Apparentemente simile a un quadro, tanto da far pensare di poterne ricalcare la logica di funzionamento, la fotografia si dimostra invece paradossalmente vicina a tutte quelle ricerche che nel Novecento, proprio al quadro e alla relativa idea di arte si sono contrapposte: dal ready made alla body art, dalla performance all’arte concettuale in genere. Indagati in modo completo e articolato, i rapporti tra fotografia e pittura finiscono per riportare il discorso su un piano più generale, quello della fondamentale dinamica che ha sostenuto e posto in trazione dialettica le vicende artistiche di questo secolo. Un libro che ho studiato all’Università, per i timonieri che non si lasciano spaventare dal mare mosso.
3. Piccola storia della fotografia, Walter Benjamin. Un testo in qualche modo pionieristico, uno dei primi tentativi di tirare le fila di una disciplina che proprio in quegli anni si andava affermando su più fronti – esposizioni, editoria, grafica – e in modo sempre più massiccio e accessibile al vasto pubblico. Benjamin individua le tematiche e le ricerche che muovono la fotografia dai primi dagherrotipi fino agli autori a lui contemporanei, intrecciando il suo racconto con un dibattito di natura teorica sui legami tra arte e fotografia, ancora oggi di grande attualità. Un libro sulla mia wishlist, per un confronto con un grande timoniere del passato.
TIPO #2: il Palombaro
Il Palombaro vuole indagare a fondo la materia, affrontando le acque più scure per riemergerne con grandi tesori; ha l’attrezzatura giusta per immergersi e non ha paura dell’ignoto.
È il fotografo, o il “teorico della fotografia”, che mastica già certi argomenti e si sente a suo agio anche dove altri non oserebbero addentrarsi.
4. Filosofia della fotografia, a cura di Maurizio Guerri e Francesco Parisi. Si offre per la prima volta al lettore italiano un ampio studio dedicato esclusivamente alla riflessione filosofica sulla fotografia, considerata come prospettiva privilegiata dalla quale comprendere la contemporaneità sul piano scientifico, sociale, politico. L’obiettivo è raccogliere le riflessioni più importanti sull’immagine fotografica soprattutto in relazione alle dinamiche socioculturali che hanno determinato la sua affermazione come medium attraverso il quale si è formato lo sguardo dell’uomo contemporaneo. Un compendio che lascia al lettore la libertà di trarre la propria visione dai vari tesori nascosti sotto la sabbia, per chi non ha paura di smuovere le acque.
5. Sulla fotografia, Susan Sontag. Di fronte al moltiplicarsi della fotografia, all’onnipresenza dell’immagine e all’incalzare dei messaggi che reclamano tutti con massima urgenza la nostra attenzione, non manca chi si è posto a riflettere sui problemi che tutto ciò solleva, sugli schock e le abitudini che derivano da queste frequentazioni. I saggi che a questo tema ha dedicato la Sontag occupano un posto particolare, perché tutti i motivi, le suggestioni, i problemi e le relazioni, vengono non solo ripensati e riproposti, ma anche verificati allargando il discorso all’intera situazione culturale e politica, individuando una rete di significati nell’evoluzione della fotografia che gettano luce nuova e diversa sul fenomeno e consentono una ricapitolazione stimolante ed esaustiva. Un libro che mi è stato consigliato e attende che io apra il forziere, per il palombaro che non si limita a raccogliere le monete d’oro ma ne riconosce il valore.
6. La camera chiara, Roland Barthes. Il volume raccoglie una serie di riflessioni, considerazioni, digressioni sul tema della fotografia. “Medium bizzarro, nuova forma di allucinazione: falsa a livello della percezione, vera a livello del tempo”, la fotografia viene scrutata non in sé, ma attraverso un certo numero di casi. Difficile da descrivere in poche righe, questo libro è un classico immancabile per ogni fotografo che non manca di riflettere sul significato della fotografia e sulle sue connessioni con la “vita vissuta” di ciascuna. Per il palombaro che trova la pace sui fondali e non ha fretta di riemergere.
TIPO #3: il Marinaio di Vedetta
Il Marinaio di Vedetta è, come suggerisce la Treccani, un “marinaio posto in un punto elevato, generalm. a proravia, per segnalare sistematicamente qualunque cosa possa interessare la navigazione“.
È il fotografo cui non sfugge niente: il suo sguardo penetra l’orizzonte, il suo occhio è prezioso per l’intero equipaggio.
7. L’occhio del fotografo, Michael Freeman. Un’adeguata padronanza delle regole della composizione è indispensabile per realizzare fotografie efficaci. La capacità di riconoscere un’opportunità fotografica e di organizzare gli elementi grafici in un insieme riuscito è da sempre una delle qualità più apprezzate in un fotografo. Il libro esplora gli approcci tradizionali alla composizione, ma affronta anche alcune tecniche digitali che si avvalgono delle nuove tecnologie per ampliare le possibilità creative senza compromettere l’originalità della visione del fotografo. Un libro che è un grande classico, per imparare ad orientarsi.
8. Arte e percezione visiva, Rudolf Arnehim. “Vedere” è un atto creativo; e il giudizio visivo non è contributo dell’intelletto successivo alla percezione ma ingrediente essenziale dell’atto stesso del vedere. Quanti, tuttavia, sanno prendere coscienza del giudizio visivo, e tradurlo e formularlo? Sapere quali sono i principi psicologici che lo motivano, e quali sono le componenti del processo visivo che partecipano alla creazione come alla contemplazione dell’opera, significa sapere “che cosa”, in realtà, vediamo. Rudolf Arnheim tende a opporsi al formalismo, riportando – con la costante esemplificazione di opere di pittura, scultura e architettura – la forma al significato e al contenuto, e suggerisce come se ne possano cogliere i più significativi moduli strutturali, approfondendo i problemi che si sono sempre proposti all’artista – equilibrio, forma, spazio, luce, colore, movimento – e analizzando le molteplici soluzioni dall’arte più remota a quella dei nostri giorni. Per una vedetta da manuale e il marinaio più navigato.
9. Arte del colore, Johannes Itten. L’edizione originale dell'”Arte del colore”, pubblicata per la prima volta nel 1961, era il frutto dell’attività di una vita intera dedicata al colore. Una summa delle intuizioni, delle scoperte e delle esperienze di un pittore e di un formidabile didatta. Già mentre sceglieva le tavole da inserire nell’opera maggiore, Johannes Itten lavorava al progetto di una “piccola teoria del colore”. Intendeva condensare le leggi e le possibilità espressive del colore in un libro ridotto, indirizzato prevalentemente agli studenti e a tutti i lettori appassionati di questa affascinante tematica. Alla morte dell’autore, Annaliese Itten fu incaricata di selezionare dodici tavole dell’edizione originale per una mostra itinerante sul Bauhaus. A partire da questa selezione, ha preso forma definitiva questa edizione ridotta, che raccoglie e distilla le lezioni sul colore, sul suo uso e le sue infinite combinazioni, portando a compimento la “piccola teoria” voluta e progettata da uno dei più influenti maestri del Bauhaus. Perché distinguere eventuali ostacoli nel blu dove si fondono mare e cielo è un’arte.
TIPO #4: il Carpentiere in Legno
Quello del Carpentiere in Legno è un lavoro artigianale che richiede grande manualità, conoscenza della materia e una visione d’insieme non comuni a tutti perché ha radici lontane e resiste al tempo.
È il fotografo con un occhio rivolto al passato per meglio comprendere la fotografia del presente.
10. L’arte del ritratto + Quando ero fotografo, Nadar.”Una coppia, uomo e donna, di quale estrazione sociale non ha importanza, viene a vedere le prove di stampa. Nove volte, stavo per dire undici, su dieci, vi sarà dato di osservare che la donna resta assorta sul ritratto del marito, mentre il marito, non meno ipnotizzato ma solo dalla propria immagine, sembra cento miglia lontano dal pensare vagamente all’immagine della sua metà. Questo fatto si è ripetuto troppe volte, e con matematica precisione, per non meritare di trovar posto in queste note“. Questo è l’incipit de “Le clienti e i clienti”, una piccola raccolta di note all’interno del libro “L’arte del ritratto” che fa capire subito che tipo fosse questo idealista troppo disordinato, come lo definisce Marco Vallora nella prefazione. Per conoscere non solo le opere di uno dei pilastri della fotografia, ma anche il suo pensiero.
11. Lewis Carroll Fotografo, con uno scritto di Brassaï. Sino ad alcuni decenni or sono si ignorava che l’autore di Alice’s Adventures in Wonderland fosse anche uno straordinario fotografo. Solo nel 1949 lo storico della fotografia Helmut Gernsheim mentre stava lavorando a un libro su Julia Margaret Cameron, trovò un album contenente centoquindici fotografie di un dilettante dell’epoca vittoriana che, con suo profondo stupore, scoprì essere Lewis Carroll. Alla sua morte, avvenuta nel 1898, il poeta aveva infatti lasciato trentatré album, dodici dei quali contenenti sue fotografie. Circa settecento immagini, di cui solo una parte sono state pubblicate. […] Alcuni pensano che la fotografia fu per Lewis Carroll soltanto un passatempo, uno svago. Ritengo invece che essa giocò un ruolo essenziale nella sua stessa esistenza. Già nel suo primo incontro la salutò come “la nuova meraviglia del mondo”. Fu uno dei primi a vedere in essa un mezzo espressivo degno di interesse. Una grande affinità legava del resto il suo universo, popolato di trabocchetti, di giochi di specchi, di magiche trasformazioni, a quello della fotografia. Carroll si trovava perfettamente a suo agio nello spazio irreale della camera oscura, dove i raggi luminosi, fissandosi, ricreano le apparenze fuggevoli e impalpabili della realtà. Rivelare le immagini latenti, captarle, fissarle per sempre e materializzarle: questo è il prodigio della fotografia, che lo folgorò e l’indusse a coltivarla, ad amarla. (Dallo scritto di Brassaï). Per il Carpentiere che rispolvera tecniche quasi dimenticate per arricchire il proprio bagaglio.
12. Karl Blossfeldt – The Complete Published Work, Hans Christian Adam. Pioniere della fotografia, il tedesco Karl Blossfeldt ha fotografato le piante così bene e in maniera così originale che la sua opera trascende lo stesso mezzo espressivo. In oltre 30 anni ha realizzato migliaia di scatti, rivelando un talento rigoroso in termini di forma, la cui precisione e dedizione fanno da ponte tra il mondo dell’arte iconografica del XIX e del XX secolo, introducendo una dimensione scultorea in una forma d’arte tipicamente bidimensionale. Composte con rigorosa eleganza su uno sfondo piatto di cartone, le immagini di Blossfeldt sfruttano la luce del nord per creare una dimensione plastica e non rivelano nulla dell’uomo, ma tutto di se stesse. Sono nature morte, amare affermazioni definitive sul loro soggetto, e sono sopravvissute grazie alle qualità tecniche e al fascino indelebile che esercitano su studenti e fotografi. Come il loro creatore, esercitano un effetto di silenziosa e persistente efficacia. Perché cercare l’attenzione e la cura del dettaglio, fa di un Carpentiere un artista oltre che un artigiano eccezionale.
TIPO #5: il Mozzo
Il Mozzo è solitamente quello che, all’interno di una nave, svolge i compiti più umili; il requisito minimo per assumere questo ruolo è, infatti, solo quello di aver compiuto i 16 anni di età.
Per certe cose, comunque, per quanto l’adolescenza di un sedicenne possa essere spesso un ostacolo ai lavori più disciplinati, ci vuole davvero una grande tenacia e un carattere di ferro, un po’ come fare le foto ai concerti più duri, in mezzo alle persone e ai musicisti più strani.
È il fotografo più punk che riesce a tirare fuori il massimo anche dalla situazioni più complesse – e lo fa in mezzo alla musica.
13. True Norwegian Black Metal, Peter Beste. Difficile per me non cadere in “sentimentalismi” parlando di quello che è uno dei miei libri (fotografici e non) preferiti. Il fotografo americano Peter Beste ha immortalato musicisti, fan e concerti nell’ambito del Black Metal norvegese, facendolo in modo completamente nuovo e senza precedenti; un risultato esteticamente incredibile, ma sempre coerente con le atmosfere più vere di queste situazioni. Non solo ritratti e “fotografia live”, ma anche un dialogo con la natura che ospita queste realtà. Per il mozzo legato agli dèi marini di vecchie religioni che non teme il freddo.
14. A.Live, Paolo Zauli. Un concerto rock è una lunga scarica di corrente che non annichilisce il corpo, ma lo rende più vivo. Questo vale per chi è sul palco, ma ancor di più per coloro che partecipano all’evento e più è perfetta la simbiosi che si crea fra artista e spettatore, più il flusso di energia si fa magnetico. Ci sono numerose strade “creative” per chi vuole mettere a nudo la propria anima, la musica è una delle più misteriose. Da dove arrivano tutti quei suoni ed una volta prodotti, dove vanno a finire?
C’è chi a queste vie accede direttamente con lo strumento, c’è chi vuole trattenere per sé e per altri solo un momento, ma deve essere quello perfetto e questo attimo può essere rappresentato solo da una fotografia. Perché la grana non va sempre eliminata, caro mozzo!
15. American Music, Annie Leibovitz. Cominciamo dalla fine, da quello che si può descrivere a parole.
Le dediche di Annie, i ringraziamenti, arrivano in fondo al libro, a pagina 263, quasi a non voler disturbare chi lo sfoglierà dall’inizio con le sue “parole” – meglio, per un fotografo, lasciar parlare prima le immagini. No? Così quando arrivi in fondo e hai ammirato la bellezza di ogni singolo scatto, sai che quei ringraziamenti sono davvero importanti; ultimo, fra tutti, quello alla compagna Susan Sontag, che chiude “American Music”, nella semplicità di un atto d’amore tanto profonda in quanto arriva alla fine.
Questo libro è arrivato fra le mie mani sotto forma di regalo di compleanno, impacchettato in un involucro color carta da zucchero con un bel nastro rosso l’anno scorso, e gli ho dedicato a questo libro un articolo intero, che puoi leggere qui. Per il mozzo che danza fra le onde con le signorine che incontra camminando fra le cabine.
TIPO #6: lo Steward di Bordo
Lo Steward di bordo è una figura professionale di standard elevato poiché assomma le caratteristiche del personale di assistenza marittima con le cognizioni tecniche e comportamentali necessarie per la navigazione da diporto di livello superiore. È un po’ come dire che ha le caratteristiche necessarie per riuscire a gestire al meglio anche le richieste delle donne naviganti, affascinate dai suoi modi cortesi ma decisi :))
È il fotografo vicino al mondo femminile e lo indaga senza scadere nella superficialità che, a volte, può avere il nudo.
16. Francesca Woodman, Jennifer Blessing, Julia Bryan-Wilson, Corey Keller. “Fin da subito, Francesca Woodman dichiara nelle sue fotografie, e mai cesserà di ribadirlo, che a fondamento di ogni azione, di ogni immagine prodotta, di ogni pensiero attraverso le immagini espresso, non c’è niente altro che se stessa” (Marco Pierini). Un libro quasi materico che raccoglie il corpo e la mente di una delle più grandi fotografe (mi sbilancio, ma non posso farci niente) di sempre, che è stata in grado di unire ciò che stava dentro e ciò che stava fuori di lei, sulla sua pelle, in un connubio incredibilmente sensuale e, allo stesso tempo, inquietante. Per lo Steward con più esperienza che legge anche libri di psicologia.
17. Woman in the Mirror, Richard Avedon. Richard Avedon ha ridefinito il ritratto e la fashion photography del XX Secolo, introducendo scene di azione laddove si trovavano soltanto pose rigide. Ha portato le sue modelle fuori dagli studi e le ha fotografare all’interno di bar e casinò, fra elefanti e atleti circensi. Avedon ha sviluppato uno stile di ritratto apparentemente semplice, immortalando i suoi soggetti su sfondi bianchi senza aggiungere ulteriori dettagli che avrebbero distratto lo sguardo dal gesto, dal viso. Fra i soggetti che ha fotografato troviamo Marilyn Monroe, Anna Magnani, Suzy Parker, Tina Turner, Stephanie Seymour e tante altre. Per chi apprezza la bellezza cercandola anche nella precisione formale.
TIPO #7: il Comandante
Come non includere il Comandante in questa carrellata? È colui che guida la nave e deve avere una grande conoscenza delle mansioni del personale; unisce tecnica e sapere per consentire una navigazione sicura e piacevole, senza perdere mai di vista i pannelli di controllo. Il suo lavoro richiede grande concentrazione, ma non lo dà a vedere. Per lui è tutto naturale.
È il fotografo che sa leggere le forme e le regole sotto la superficie dell’estetica più accentuata, e se ne lascia cullare.
18. Revue, Eugenio Recuenco. Il fotografo spagnolo Eugenio Recuenco è conosciuto per i suoi lavori nel campo della pubblicità e della moda. Il suo stile è piuttosto complesso e utilizza set elaborati fatti a mano con continui riferimenti alla storia dell’arte (il Rinascimento, Picasso ,Tamara de Lempicka solo per citarne alcuni). Questo è il primo libro che raccoglie i lavori di quello che è uno degli artisti dallo stile più inconfondibile ed acclamato dei nostri giorni. Per i Comandanti con uno spiccato senso dell’estetica.
19. Gregory Crewdson, 1985-2005. Tutte le fotografie migliori di Gregory Crewdson raccolte in un unico libro. La sua è una produzione fatta di storie condensate ad arte che hanno soprattutto a che fare con la penetrazione del mistero all’interno della normalità, creando atmosfere famigliari che, però, suscitano sentimenti ambivalenti: ci si chiede “Che cosa sta succedendo qui?”. Crewdson impiega luci elaborate, props di scena ed altri elementi all’interno dei suoi set, che sono sempre un riflesso della vita quotidiana in America con un’attenzione ossessiva al dettaglio. Perché ci sono Comandanti che si divertono anche nelle acque più impervie.
20. OWN, Erwin Olaf. La fotografia di Erwin Olaf visualizza implicitamente il non detto, il confine, ciò che non è facile documentare. Ha come marchio di fabbrica quello di affrontare le questioni sociali, i tabù e le convenzioni borghesi in modo altamente stilizzato, ma accattivante. Oltre ad un nuovo lavoro inedito, in questo volume presenta una panoramica di tutto il suo lavoro degli ultimi 25 anni, in un percorso fatto soprattutto di silenzi e di sguardi che si rivolgono altrove e, a volte, dentro la mente dello spettatore. Per il Comandante più raffinato, dalla camicia perfetta, che intrattiene conversazioni profonde con l’Ufficiale Superiore.
TIPO #8: il Cuoco di Bordo
21. Bon Appétit – Ricette di frutta e verdura senza sprechi. Tante ricette originali per gustare tutte le parti dei prodotti della natura, ma non è per questo che te lo segnalo – sì, è anche per questo, ma… io non cucino!!! Se questo libro fa capolino dagli scaffali della mia libreria è per la bellezza delle sue foto e la ruvidità della carta – ammetto di avere questa passione. Perché il cuoco di bordo deve far spesso i conti con le provviste, ma senza dimenticare di creare piatti appetitosi.
22. Dispensa Magazine. Dispensa è la foodzine dedicata a tutti gli amanti del cibo e dell’universo che gli gira intorno. Dispensa è un giornale da collezionare, di carta (un genere alimentare anch’essa: è carta prodotta con gli scarti di frutta e noci), da leggere con calma, da sfogliare ascoltandone il fruscìo, fatto solo di storie (sì, avete visto bene, non ci sono pagine pubblicitarie, solo storie) raccontate con un registro doppio di parole e d’immagini, di Generi umani e di Generi alimentari, come recita la testata. Un progetto ambizioso e controcorrente che, nell’epoca del digitale, vuole recuperare, grazie alla bellezza tattile ed estetica di un prodotto editoriale antico, il tempo giusto da dedicare alle cose belle. Non potevo non consigliare Dispensa, perché è bella da vedere e da leggere. Per il cuoco che racconta storie mentre pela le patate.
TIPO #9: il Geek (in accezione più generica, “Nerd”)
No, non mi sono sbagliata 😀 Wikipedia ci dice che
Geek (pronuncia: /ɡiːk/) è un termine di origine anglosassone che indica una persona eccentrica o non collocabile nella massa, con una forte passione o esperienza nel campo tecnologico-digitale o in un altro speciale campo di interesse, che lo porta a essere percepito come troppo intellettuale.
Il Geek è presente ovunque, nella nave e fuori; lo riconosci perché utilizza tablet e smartphone contemporaneamente ed è sempre in cerca di nuovi saperi da apprendere per essere sempre aggiornato su tutto.
È il fotografo che divora eBook su eBook, studia la teoria ma solo per gestire meglio la pratica.
#1. Crea il tuo Portfolio Fotografico, Simone Poletti. Da sempre il portfolio è considerato una sorta di “vetrina” nella quale il fotografo o il ritoccatore, attraverso una galleria delle immagini più belle, mostrano le proprie capacità e il proprio stile per convincere un potenziale cliente a sceglierli. Ma, come spesso accade, il portfolio è sempre stato ragionato in base ai gusti di chi lo crea e non in base alle esigenze vere di chi lo guarda e deve scegliere se “comprare” o meno i servizi del professionista che il portfolio rappresenta. Questo eBook è uno strumento che intende aiutare il fotografo/ritoccatore a parlare la stessa lingua dei suoi potenziali clienti, attraverso un portfolio efficace e potente, dalla scelta delle immagini all’impaginazione. Per il Geek che guarda dritto davanti a sé ai suoi obiettivi.
#2. Posologia, Simone Conti. Breviario visivo per il fotografo alla ricerca di idee in posa, per avere qualche spunto o un momento di confronto se si è degli appassionati di ritratto e ci si trova in difficoltà nel mettere in posa le persone. Circa 70 pagine con decine di pose commentate e fotografare, un piccolo breviario da avere sempre con sé! Dalla tecnologia al set con modelle e modelli.
#3. Dallo Scatto alla Stampa, Simone Poletti. Un piccolo vademecum molto utile per capire non solo come preparare i file per la stampa, ma anche per sapere come comportarsi nei confronti dello stampatore o del tecnico di laboratorio che gestisce le immagini. Tutti gli accorgimenti più utili per preparare al meglio le immagini per la stampa, sia che si tratti di realizzare degli esecutivi per una rivista, sia che si debba stampare con la InkJet o la stampante a sublimazione. Per il Geek che se la cava sia con i pixel digitali che… analogici.
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Ecco, questi sono i miei consigli che derivano da letture già affrontate e da altre che mi sono state consigliate a mia volta. Se anche tu hai dei libri da consigliare a me e agli altri lettori, scrivilo nei commenti!
P.S.: per semplicità di condivisione ho linkato i libri su Amazon, ma ci sono librerie (come la Pickwick di Bologna) dove puoi trovare gli stessi volumi con un risparmio ulteriore. E poi, diciamolo, andare in libreria è molto meglio, perché si cade più facilmente in tentazione 🙂
Fammi sapere se c’è qualcuno di questi libri che è già impacchettato e pronto alla consegna, oppure… buoni acquisti! 😉
Gloria